Da quando Miley Cyrus ha deciso di esibirsi ai VMA assieme a mister Blurred Lines Robin Thicke in un twerking non si fa altro che parlare di questo modo, decisamente spinto, di ballare. Modo contagioso e soprattutto neppure innovativo: ricordiamo nel 2006 Beyoncè nel video “Check on it”, mentre sfoggia il suo lato B. Di recente, non sono passati in osservate anche Rihanna, Lady Gaga, Vanessa Hudgens e molte altre donne dello spettacolo. Su questa esibizione delle sessualità è intervenuta Annie Lennox:
Il twerking non è il femminismo. Non è un atteggiamento liberatorio, ma è semplicemente un atteggiamento sessuale per attirare l’attenzione.
Come darle torto? Per anni le femministe hanno cercato di far passare il concetto che le donne hanno il diritto di vivere liberamente la propria sessualità. Che andare in giro in minigonna, non vuol dire incoraggiare un uomo alla violenza. Hanno lottato per contrastare lo slut shaming, ovvero la capacità di far sentire le donne in colpa per qualcosa che non hanno fatto, magari perché bollate con etichette perbeniste superate che fanno ancora presa sulla gente ignorante. Per fare un esempio: quante sono le signore che non denunciano il loro aggressore, perché si sentono responsabili dell’aggressione? Ancora troppe ed è un problema culturale.
Nell’era di vallettopoli, delle baby prostitute, delle giovani ragazze senza speranze, convinte che la mercificazione del corpo sia più importante di una laurea per fare carriera, che la chirurgia plastica sia meglio di un master in economia, Miley Cyrus purtroppo è un modello di trasgressione e di successo. Ha ragione Annie Lennox, questo non è femminismo, anzi è un insulto alla donna che per far parlare di sé decide di non sculettare davanti a milioni di persone, è la negazione dei valori femministi.
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