Per la legge si tratta di “simulazione di reato”, e come tale perseguibile, ma per l’opinione comune è una calunnia capace di infangare la reputazione di un uomo e come tale intollerabile: è la falsa accusa di stupro, in grado, come poche cose al mondo, di ritorcersi contro chi l’ha lanciata, e più in generale di estendersi come una macchia d’onta su tutte le donne in generale.
Perché, diciamolo, ancora oggi, nonostante la violenza sessuale sia diventata, per il nostro codice penale, reato contro la persona e non più contro “la morale”, è ancora considerato “con sospetto” da una certa parte dell’opinione pubblica, non solo maschile.
Cose come “se l’è cercata“, oppure, “magari era consenziente e poi si è sentita in colpa“, o anche “se ti vesti e ti comporti così, poi non andare a lamentarti“, sono frasi che ci offendono, che ci disgustano, ma che sentiamo spesso. Gettare discredito sulla vittima di stupro è ancora pratica comune, sovente automatica, quasi a voler legittimare l’uomo che prenda una donna con la forza come uno che semplicemente segue il proprio istinto “eccitato” ad arte da donne-streghe furbe e crudeli.
Purtroppo esiste anche un’altra faccia della medaglia, con cui, come donne, dobbiamo fare i conti anche se ci “disturba”. Qualche volta le accuse di stupro sono effettivamente false (circa 8-10% del totale secondo recenti stime).
La molla è in genere sempre diversa: una ritorsione contro un ex partner, il proprio capo o un uomo considerato come “nemico” sono le motivazioni meno comuni, più frequentemente “inventarsi” una violenza sessuale serve a coprire altro, ad avere un risarcimento, a spiegare qualche “pasticcio” privato, oppure è un modo per ottenere attenzione, per avere appoggio e considerazione.
Insomma, i meccanismi, anche psicologici, sono complessi, ma il fenomeno viene usato per danneggiare le donne e le loro giuste rivendicazioni, per sbeffeggiare il movimento femminista in generale, per sottrarre credibilità alla stragrande maggioranza delle accuse di stupro vere e ripugnanti che ci feriscono e che vorremmo rimuovere dalle nostre coscienze.
Paradossalmente, dunque, l’opinione pubblica ritiene più accettabile l’idea di una donna che si inventi, per motivi suoi, un’accusa di stupro contro tanti “bravi ragazzi” giusto un po’ “esuberanti”, del dato di fatto che tanti “bravi ragazzi” sono dei violentatori che delle donne non hanno alcun rispetto.
D’altro canto, una donna, soprattutto se giovane, che accusa un uomo di stupro, è, oltre che colpevole di un reato, prima di tutto una donna che va “aiutata”, perché comprenda fino in fondo non solo quanto dolore la sua menzogna provoca nel presunto carnefice e nei suoi cari, ma soprattutto le conseguenze pericolose che la sua “leggerezza” produce sulla visione che a breve e lungo termine l’opinione pubblica si forma sull’attendibilità femminile.
Ma prima di tutto, soprattutto, deve capire che una falsa accusa di stupro è una insopportabile mancanza di rispetto nei confronti di chi, quella violenza, la ha subita davvero.
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Foto| via Pinterest
Fonte| slate.com
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