Le donne non possono entrare. Se ci trovassimo davanti all’ingresso di un negozio e leggessimo una scritta così, ci sembrerebbe di vivere in un altro mondo, di essere tornati indietro di 60 anni senza aver viaggiato nella capsula del tempo. Eppure questa scritta esiste, è invisibile, ma c’è ancora. A dimostrarlo è l’ammissione di Ginni Rometty, l’amministratore delegato di Ibm, all’Augusta National, l’esclusivo club di golf americano fino allo scorso anno di soli uomini.
Un paio di anni fa la signora Rometty aveva fatto richiesta per iscriversi, ma il club non le aveva garantito il permesso. Il motivo? Ibm è uno degli sponsor ufficiali del torneo Master annuale di golf e il numero uno di Ibm ha da sempre la possibilità di accedere al club. Purché sia maschio. Insomma, l’Augusta National non aveva previsto che l’AD di una grande società tech, settore maschilista per eccellenza, potesse essere una donna. Risultato? La signora Rometty non è stata considerata la benvenuta.
Il circolo è stato così bollato per essere sessista e anche Barack Obama ha commentato il mancato invito alla Rometty. Per togliersi l’etichetta, l’anno scorso è stato aperto anche alle donne e ora fanno parte l’ex segretario di stato Condoleezza Rice e di Darla Moore. Ovviamente la signora Rometty ha finalmente ricevuto l’invito. Accadde qualcosa di simile nel 1972 a Boston, quando la maratona fu aperta alle signore. Nel 1967 Katrine Switzer corse da clandestina. Fu strattonata dal direttore della competizione che cercò di toglierle il numero e di portarla fuori pista: questa scena terribile fu ripresa e mandata in onda dalle tv americane (potete vedere il video in alto), sollevando molte proteste. Cinque anni dopo, la gara divenne mista.
Da quel giorno sono passati 42 anni e si parla ancora di club in cui è vietato l’ingresso alle donne. È vero, da qualche parte bisogna iniziare: questo percorso socio-culturale, però, sta davvero andando a rilento e se possibile negli anni abbiamo fatto anche qualche passo indietro. Ora, fossi la signora Rometty, con tanto di invito in mano, probabilmente ringrazierei, andrei a bere un drink al golf club e finanzierei un altro torneo, magari per valorizzare le donne nello sport.
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