La creatività è spesso danneggiata dai luoghi comuni e dagli stereotipi di genere. Un recente studio ha dimostrato che gruppi misti di persone, quindi uomini e donne, lavorano meglio quando gli viene chiesto di essere politicamente corretti. Sono in molti a credere che alzare la voce, dire qualcosa di “sporco e rumoroso” sia sinonimo di libertà di pensiero e di intelligenza. Non c’è nulla di intelligente nell’attaccare etichette alle persone, vincolare con stereotipi la visione del mondo di chi lavora con noi.
Per dimostrare questa teoria un gruppo di ricercatori ha “arruolato” dei volontari: una parte ha svolto il compito di controllo e hanno eseguito un semplice esercizio di scrittura, ad altri invece è stato chiesto nell’esercizio di essere politicamente corretti. Poi hanno diviso nuovamente i volontari, in tre: misti, uomini e donne. È emerso che il misto politicamente corretto è quello che ha elaborato testi con idee più brillanti.
Perché questo esperimento è importante? Perché molte volte le squadre miste si sentono a disagio a generare idee che in qualche modo possono toccare (o offendere), l’altro genere. Partire dalla correttezza è un ottimo modo per mettere le persone in una situazione protetta, inoltre in questo modo si riducono gli stereotipi di genere, che avvelenano gli ambienti di lavoro. Le donne infatti spesso non si esprimono come desiderano per paura di non essere prese in considerazione e gli uomini temono di mancare di rispetto alle colleghe.
Insomma, dire alle persone di essere politicamente corrette è solo un modo per chiudere il sessismo fuori dagli ambienti di lavoro. Può sembrare banale, ma se funziona… perché no?
Via | The Atlantic
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