La violenza sulle donne avrà un codice tutto suo al Pronto Soccorso. Si tratta del codice “bianco-rosa” che individua la necessità di assistenza sanitaria per bambini e donne dopo aver subito percosse. Questo modello è attivo da un lustro a Grosseto in Toscana, dove ha ottenuto ottimi risultati, grazie alla sperimentazione messa in atto da Fiaso, ovvero Federazione delle aziende sanitarie italiane. Ora si è decido di esportare questa pratica di primo soccorso anche fuori dai confini regionali.
In che cosa si differenzia dagli altri codici? Una vittima di violenza non ha bisogno solo di curare le ferite, ma anche di assistenza psicologica. Saranno quindi coinvolti psicologi, assistenti sociali ma anche procure e forze dell’ordine per rintracciare i responsabili, assicurando, se necessario, protezione e sostegno alle vittime. Una dottoressa della Asl toscana ha così commentato:
Il problema dell’assistenza e delle denunce parte proprio dalla trincea dei pronto soccorso, perché la persona che si rivolge prima alle forze dell’ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza ha già la coscienza di essere vittima di violenza. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore.
In 5 anni di sperimentazione, solo a Grosseto, si è passati da 2 a 450 segnalazioni di violenze domestiche e sessuali all’anno. Sono questi numeri che hanno incoraggiato la diffusione di questo nuovo modo di assistere le vittime. Il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ha commentato così l’iniziativa:
Il ministero attraverso l’ufficio prevenzione, ha già stabilito le modalità di formazione del personale dedicato e una centrale unica per le informazioni che devono arrivare dai pronto soccorso. La procedura va condivisa con le politiche sociali e il protocollo dovrà essere poi recepito dalle Regioni. Se il fondo sanitario non verrà intaccato, nel 2015 verranno reperite le risorse necessarie.
Via | repubblica
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