Ci sono cose che non si possono comprare e ce ne sono altre che non cambiano. Tanto ci siamo abituate a sentire questi cliché che in fondo un po’ ce ne siamo convinte anche noi. La vita, maestra talvolta insensibile, invece racconta un’altra storia e ci dice che spesso e volentieri tutto (e tutti) hanno un prezzo e che ciò che consideravamo immutabile alla fine può cambiare, nel bene o nel male.
Le riflessioni di Pinkblog vanno oggi, 21 dicembre, alle imminenti feste di Natale, approfondendo un po’ il tema della tradizione e dell’innovazione. E se si pensa che i Christmas habits siano da inserire nella categoria delle cose che non cambiano, forse bisognerà prepararsi a fare i conti con la realtà delle cose. Una realtà che tocca da vicino noi donne che, per consuetudine, siamo le più ligie al mantenimento di certe abitudini.
Se infatti è vero il detto che il Natale è dei bambini, visto l’entusiasmo che i piccoli dimostrano nel fare i lavoretti a scuola, nel passare più tempo con i genitori e ovviamente anche nello scartare i regali, è altrettanto vero che è compito degli angeli del focolare addobbare casa, sistemare il Presepio, predisporre i menù per cenoni e pranzi e anche incartare i tanto amati doni.
Fortunatamente la parità di genere certi andazzi li ha un po’ temperati, perciò la donna che un tempo aveva come unico compito quello di occuparsi del nido e dei suoi abitanti, oggi è una guerriera metropolitana che lavora come il suo compagno. Per tale ragione la suddivisione dei compiti in casa è mutata di pari passo con questo nuovo stato di cose.
Tuttavia, nonostante l’evoluzione dei tempi, chi sarebbe pronta ad alzare la mano per dire che c’è sempre un perfetto equilibrio? Invero la gestione delle festività potrebbe tranquillamente essere utilizzata come cartina al tornasole della reale condizione femminile, in quanto la scivolata nello stereotipo è più facile quando si mette la cera sui pavimenti per far felice la suocera, venuta a cena per la Vigilia!
Facciamo giusto due considerazioni. Se è una vera e propria innovazione il fatto che l’uomo di casa inforchi il grembiale e si metta a fare il sous-chef per la propria capo brigata, è una triste tradizione il fatto che lei non si senta sempre a posto con la coscienza a dire di non aver fatto tutto da sola dinanzi agli ospiti.
Questo perché, atavicamente, chi procacciava il cibo per il suo branco era l’uomo, mentre chi si occupava della sua razionalizzazione e della sua cura era la donna. Quando questa attitudine si è modificata, c’è stata un po’ di confusione nel recepire un nuovo diritto: quello di poter bilanciare in modo più equo compiti e doveri.
Incerte per questa innovativa opportunità, le donne hanno iniziato a chiedersi se non si dovessero sentire in colpa nell’accettare questo status e in molte si sono risposte di si. Ovviamente aiutate dal fatto che ancora oggi molte signore vedono come una deresponsabilizzazione l’atteggiamento delle proprie simili quando decidono di farsi aiutare dai propri compagni nella preparazione, per dirne una, di lenticchie e cotechino.
Fortuna vuole che nei tempi moderni la vipera di turno sia più di frequente messa a tacere dalle coppie di oggi, unite, innamorate e insieme affaccendate nelle cose di casa. Magari anche pronte a rompere la tradizione culinaria e a proporre un party di fine anno vegano o crudista per innovare il classico cenone con un menù light ed eco-sostenibile.
Tornando ai cliché, stavolta non legati alla cucina, cultura occidentale esige che la padrona di casa debba risplendere durante le feste, mostrando il suo gusto nel vestire, la sua finezza nell’acconciarsi e la sua eleganza raffinata nel truccarsi. Questo perché se una donna ha marito ha un tacito obbligo di dimostrare quanto lui sia stato fortunato a sceglierla, se è single deve invece lasciar intendere che lo è per propria convinzione e non perché è sciatta.
Dall’altro canto la modernità vuole che le gentlewomen felicemente non accoppiate abbiano più sicurezza in loro stesse di un ventennio fa, diventando anche più brave a rispondere a tono a chi le critica. Mentre i compagni assennati sono anche più pronti a zittire con dolcezza ma anche con fermezza la zia acida che commenta negativamente il look della dolce metà.
Altra innovazione a cui tutti dobbiamo dire grazie deriva poi dalla globalizzazione, che fra tanti aspetti negativi, ha di positivo che è riuscita a sdoganare molti modi di fare e di pensare, rendendoli universali. Così, se questo Natale la tendenza “materiale” più in voga è quella dell’albero montato al rovescio (la hall delle Gallerie Lafayette di Parigi docet e l’abete londinese di Victoria Beckham copiat!), ci si augura che a diventare comuni e ben recepiti siano anche i diritti delle donne.
Il 25 dicembre sarà esattamente passato un mese dalla Giornata contro la violenza di genere, in cui abbiamo tristemente tirato le somme sul numero di aggressioni, molestie e femminicidi in Italia. L’innovazione è che oggi, rispetto a pochi anni fa, esiste un reato che punisce senza sconti chi si macchia di questo crimine ed è un qualcosa che ci alleggerisce il cuore, rendendoci più certe di trovare giustizia.
Il riferimento alla violenza di genere in questo caso non è casuale, visto che, dati alla mano, le occasioni di festa, a causa del maggiore consumo di alcolici e droghe, sono momenti che ci rendono tutte più vulnerabili. E se tradizione vuole che la colpa sia della nostra scollatura o dei nostri shorts, concediamoci il beneficio di cedere all’innovazione pensando che non è vero.
Sereno Natale a tutte le nostre lettrici.
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