Ambasciatrice di stile, grande signora del design d’oltralpe, indimenticabile volto del gusto à la fraçaise. A poco più di due anni dalla chiusura della grande retrospettiva gratuita a lei interamente dedicata, curata dalla figlia Olivia ed ospitata presso le sale de l’Hôtel de Ville di Parigi, il cui titolo riprende proprio la definizione con la quale abbiamo inaugurato questo post, Andrée Putman é andata via per sempre. Architetto riconosciuto e gran dame delle scacchiere bicrome, la Putman ha affrontato quasi tutti i simboli del complesso abitare contemporaneo, passando per vasche da bagno e pianoforti, elaborando un tocco personalissimo, fatto di felici sottrazioni non privative e di linee grafiche ben definite.

Per tracciare la silhouette, magra e spuria, ed a tratti anche un po’ rigida, del bozzetto della sua lunga vita, non ancora ultimato nonostante l’estensione della parabola che ha originato, e restato lì, al limite della completezza, con la matita ancora a lato, come se la mano di colei che tracciandolo si è plasmata, avesse ancora intenzione di tornare, un giorno, a completare la sua opera, abbiamo deciso di tradurvi un estratto delle parole dell’elogio funebre di Catherine Saint-Jean su Le Figaro:

Ha allestito gli interni del Concorde, firmato l’architettura d’interni di prestigiosi hotel e musei, lavorato con i più grandi nomi della couture, editato un insieme di mobili ridotti all’essenziale e rieditato pezzi di creativi degli anni 1920-30 diventati delle icone odierne come Jean-Michel Franck, Mallet-Stevens o Eileen Gray, creato bijoux per Christofle… Ma Andrée Putman non rappresentava per questo un genio tuttofare. Incarnava un’allure, uno stile, rigoroso e depurato, una cultura e una certa idea dell’eleganza. La sua voce un po’ rauca, bruciata dalle sigarette gitanes, si è spenta stamani.

Via | lefigaro.fr/culture

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ultimo aggiornamento: 19-01-2013