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Bebe Vio racconta la sua storia a Blogo: “Lo sport è la mia vita”

Bebe Vio è la prima atleta a tirare di scherma con quattro protesi. Tra poco diventerà maggiorenne e Blogo l’ha intervistata per conoscerla un po’ meglio.

Un sorriso profondo e due occhi che incantano. Beatrice Vio, detta Bebe, non è solo questo, è molto di più. È il coraggio che ti insegna che la vita vale la pena di viverla in qualsiasi situazione, perché con la determinazione e l’amore di chi crede in noi si possono ottenere grandi vittorie (o rivincite). Lo scorso dicembre, a soli 17 anni, ha conquistato Coppa del Mondo di scherma paralimpica di Hong Kong. Bebe, che tra circa un mese diventerà maggiorenne, è la prima atleta al mondo che tira di scherma con quattro protesi. Probabilmente è questo il suo primo vero oro. All’età di 11 anni è stata ricoverata per 104 giorni a causa di una meningite: proprio a causa di questa malattia ha subito l’amputazione di braccia e gambe.

Oggi è una ragazza impegnata, nello scherma, nella scuola e anche in attività volte a sensibilizzare il pubblico all’importanza degli sport paraolimpici. È poi testimonial di “Mi piace di cuore”, originale concorso su Facebook promosso dalla trevigiana Ascotrade dedicato alle società sportive paralimpiche. Venticinque società hanno presentato i loro progetti (dalle attrezzature ai computer, da nuovi spazi per allenarsi ai costi delle trasferte) e i quattro più cliccati dagli utenti saranno finanziati.

Cosa consiglieresti ai giovani che si vogliono avvicinare a qualche sport? Quali invece i consigli per i genitori?
Sicuramente di provarci, perché lo sport non è difficile e fa bene non solo fisicamente ma soprattutto mentalmente. E poi se i giovani non facessero sport, cosa farebbero durante il pomeriggio? I genitori devono lasciare andare i propri figli a fare sport. Sento tanti genitori preoccupati che ci si possa far male, ma se un ragazzo non cade, poi quando impara a rialzarsi?

Quanto contano talento e disciplina nello sport in generale e nella scherma in particolare?
Il talento conta ma solo in parte: se una persona non ha talento però si allena con costanza, alla fine riesce ad arrivare ai risultati che vuole.

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Hai esempi e punti di riferimento (persone) che ti hanno aiutato a migliorare nella scherma?
Sì, ovviamente i miei allenatori, se non ci fossero non sarei dove sono. A parte loro, sicuramente Valentina Vezzali, Arianna Errigo e Elisa Di Francisca sono stati tre personaggi che fin da quando ho iniziato a far scherma a livello nazionale mi hanno sempre seguita come se fossi la loro sorellina piccola e ancora oggi lo fanno. Vengono a vedermi e all’ultimo Europeo mi davano i loro braccialetti portafortuna prima delle gare.

Che cosa ti ha insegnato Oscar Pistorius, per te è stata fonte di ispirazione?
È stato sicuramente una grandissima fonte di ispirazione, perché è stata la prima persona insieme ad Alex Zanardi a venire a conoscermi quando sono uscita dall’ospedale e non ero ancora nessuno, o meglio non avevo ancora fatto niente, ero semplicemente una bimba che aveva vissuto una brutta situazione e voleva riprendere a fare sport. E loro sono venuti da me, Oscar in particolare mi ha sempre detto che lo sport è bellissimo, che dovevo iniziare subito a far qualcosa. Lui è sempre stato il mio punto di riferimento, come un fratello maggiore.

Se invece dovessi fare il nome di una donna, chi sceglieresti e perché?
Francesca Porcellato e Martina Caironi, due persone con cui ho legato molto. Francesca la conosco da più tempo, mentre Martina da 4-5 anni, ma con lei sono proprio cresciuta a livello sportivo. Lei è arrivata alle Paralimpiadi prima di me, perché ha un’altra età rispetto alla mia e fa anche un altro sport. Nel mondo paralimpico non siamo in tanti, quindi siamo come una grande famiglia.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e che cosa sogni?
Oltre a proseguire con lo sport, sto seguendo Art4sport, un’associazione Onlus che hanno creato i miei genitori quando ho iniziato a voler fare scherma dopo quello che mi è successo. Le protesi e le carrozzine sportive lo Stato non le passa, perché in teoria, secondo lo Stato, un disabile non può fare sport. È da qui che è nato il desiderio di fondare questa. Noi, in particolare, ci occupiamo di ragazzi amputati e il nostro scopo è quello di fornire loro attrezzature ed eventuali protesi per aiutarli a realizzare il loro sogno e permettere loro di divertirsi, aiutandoli ad entrare a far parte di un gruppo.

Che cosa rappresenta e ha rappresentato lo sport nella tua vita…
È da quando ho 4 anni che faccio sport, prima facevo ginnastica artistica e poi ho cominciato con la scherma e penso che non smetterò mai, perché non riesco a star ferma e tanto meno senza la scherma. È uno sport che mi è servito moltissimo, anche come crescita. In generale una persona che fa sport è tre passi avanti anche nelle piccole cose: sa gestire l’agitazione prima di un compito, riesce a stare concentrato senza distrarsi, prende le decisioni velocemente e in modo sensato. Lo sport è e dà tutto.



Bruna Marini Bruna Marini
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