Tecnologia e sessismo sembrano essere sinonimi. Il settore del tech da sempre è considerato un ambiente duro le professioniste, che non vengono mai sottoposte a selezioni semplici e soprattutto non riescono a programmare carriere verticali, perché sfavorite nella competizione maschile. Twitter è l’ultima di una serie di aziende della Silicon Valley ad affrontare una causa di discriminazione di genere, costringendo l’industria tecnologica maschilista alle prese con accuse diffuse di sessismo a rimettersi in riga.

Promotrice di una class action è Tina Huang, un’ingegnera che sostiene che esista un processo di promozione informale di Twitter che favorisce ingiustamente i suoi dipendenti di sesso maschile. La signora Huang ha scelto nel 2014, dopo 5 anni di lavoro, di lasciare di Twitter per avere altrove una possibilità di carriera.

Lo stesso problema è stato verificato anche Facebook, definito dalle sue dipendenti un ambiente ostile alle donne. Chia Hong che ha lasciato il suo posto nel social network del 2013 ha dichiarato di essere stata discriminata e molestata dai colleghi, ovviamente Facebook ha negato le accuse.

Resta il fatto che certe denunce sono difficili da dimostrare, ma se si guardano i profili aziendali si possono smascherare molte situazioni: i dirigenti donna sono pochissimi, sono poche le signore che rientrano dalla maternità e che ricoprono ruoli di responsabilità. Qualcosa vorrà pur dire, o no?

Via | Independent

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ultimo aggiornamento: 25-03-2015