Più che uno stile unitario una corrente, che serpeggia nel sottosuolo dell’arte occidentale e si risveglia esercitando appieno la sua influenza, in momenti di crisi, ma anche un percorso evolutivo, ricostruito nella mostra attraverso tre epoche:

  • il tempo della nascita(1770-1850),
  • il tempo della separazione e le mutazioni del simbolismo(1860- 1900),
  • il tempo della riscoperta nell’arte surrealista (1920-1940).


L’esposizione è stata annunciata da una campagna pubblicitaria che lasciava presagire, proprio nel ventre ramificato della metropolitana della capitale francese, l’arrivo di una forza incisiva, e dal portato mai sopito, trasfigurata nei versi di Baudelaire e Victor Hugo. In un sotterraneo persistere di atmosfere ombrose e di leggeri squarci, di araldiche e di icone, di abissi scurissimi e di trasposizioni, che rinascono a più riprese nel corso della storia recente, nutrendosi di lirica, di corvi neri e di insani balsami:

A partire dal decennio 1880, constatando la vanità e l’ambiguità della nozione di progresso, molti artisti recuperano l’eredità del romanticismo nero e si rivolgono verso l’occulto, rianimandone i miti e sfruttandone le scoperte sul sogno, per mettere l’uomo faccia a faccia con i suoi terrori e le sue contraddizioni : il selvatico e la perversità nascosta in ogni essere umano, il rischio della degenerazione collettiva, l’estraneità angosciante del quotidiano rivelata dai racconti fantastici di Poe o di Barbey d’Aurévilly? Nel pieno della seconda rivoluzione industriale risorgono così le orde di streghe, gli scheletri che sogghignano, i demoni informi, i Satanassi lussuriosi e i maghi fatali… che traducono un disincanto provocante e festivo nei confronti del presente.

Via | musee-orsay.fr

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ultimo aggiornamento: 14-03-2013