Realizzare i propri sogni non è facile, ma diventa ancora più complicato e frustrante se bisogna i conti con i cori razzisti. Aida è una ragazzina senegalese, di credo musulmano, di 14 anni che frequenta una scuola di Pisa. Da grande vuole fare l’avvocato e sta studiando durante. Ormai da un paio di mesi deve fare i conti con insulti e minacce scritte, che trova sul diario, sul banco o sul computer di classe.

Sei negra e quindi non meriti 10 in diritto. Sei negra e perciò non diventerai mai avvocato. Sei bella ma sfortunatamente sei nata sporca, con la tua famiglia ve ne dovete tornare al vostro paese. Mica come me che sono di razza pura.

Questo il contenuto di uno dei tanti messaggi, cui han fatto seguito anche libri e quaderni strappati. Il padre ha deciso di far denuncia ai carabinieri, ma lei racconta:

Io non mollo, al mio 10 non ci rinuncio. Pensare che prima di iniziare le superiori nemmeno sapevo cosa fosse. E invece adesso mi appassiona. Sì voglio fare l’avvocato e non saranno quelle persone a fermarmi. Ho fatto tutte le scuole, dalle elementari in poi, qui a Pisa e non ero mai stata vittima di razzismo. In classe tutti dicono di essere dalla mia parte e qualcuno mente. Spero che la scuola prenda provvedimenti.

Il padre è estremamente dispiaciuto ed è anche andato a parlare con i compagni di classe con toni pacati e gentili. Non colpevolizza i ragazzi, che sono ancora giovani, ma ovviamente i genitori devono riflettere: sono loro a dover dare l’esempio.

Via | Repubblica

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ultimo aggiornamento: 20-05-2015