Nicola Thorp è una ragazza di 27 anni che era stata assunta per lavorare come addetta alla reception della sede londinese della PwC, una società che si occupa di revisione e consulenza fiscale, presente in 157 paesi del mondo. La ragazza, anche nei precedenti lavori, era abituata a presentarsi con scarpe basse, ma qui hanno preteso che lei si presentasse con scarpe con tacco compreso tra i 5 e i 10 centimetri.

La ragazza, dopo aver chiesto se anche ai colleghi maschi fossero chieste le stesse cose, si è rifiutata di cambiare le sue abitudini in fatto di scarpe ed è stata sospesa senza paga. La giovane non si è arresa, però, e ha avviato una battaglia contro questo dictat assurdo, riuscendo nel suo intento: alla fine ha vinto lei.

Ma è legale chiedere alle proprie dipendenti di indossare un determinato capo di abbigliamento? In Gran Bretagna sì, esiste una norma che permette ai datori di lavoro di imporre il dress code e, quindi, anche il tipo di scarpa da indossare.

Ma la storia di Nicola Thorp e la sua battaglia potrebbe presto cambiare le cose nel Regno Unito. La ragazza, scoprendo che esistevano altri casi simili al suo, ha messo online una petizione per chiedere una modifica della legislazione del lavoro, per fare in modo che in futuro nessuno possa obbligare una donna a indossare i tacchi se lei non vuole.

L’appello ha già raccolto più di 80mila firme: oltre le 10mila il governo deve rispondere, oltre le 100mila deve aprire un dibattito in Parlamento. C’è speranza che le cose cambino e che venga abolita questa norma definita dalla norma “obsoleta e sessista“, visto che i dress code sono diversi da uomo a donna.

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ultimo aggiornamento: 12-05-2016