Chi lo ha detto che le donne non capiscono il fuorigioco? Questo è solo uno dei tanti pregiudizi che ancora esistono sull’universo femminile e che dobbiamo sfatare. A farlo ci ha pensato Giorgia Bosco, neolaureata in psicologia all’Università di Torino, che ha condotto una ricerca scientifica seria per far capire che anche le donne possono capire il fuorigioco.

27enne, tifosa della Juventus, ha lavorato come animatrice in parrocchia e ha spesso avuto a che fare con il pallone, scoprendo che in questo sport esistono tanti pregiudici. Quella che doveva essere solo una tesi di laurea, è diventato uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Developmental Science, che è stato ripreso in tutto il mondo.

La ricerca è stata avviata a Londra insieme alla psicologa Christiane Lange-Kuettner. Lo studio è partito da molti fatti di discriminazione sui campi da calcio: Giorgia Bosco ha usato il subbuteo per spiegare la regola del fuorigioco ai bambini intervistati e i risultati a 7 anni mostrano parità tra maschi e femmine, mentre a 9 anni i maschietti sembrano essere più bravi. Ma questo non perché noi donne non capiamo il fuorigioco. Ecco perché:

[quote layout=”big”]Il fatto che i bambini già a conoscenza della regola fossero solo maschi e il più accurato utilizzo di termini sportivi suggeriscono che la differenza di genere risieda più in una questione di interesse che non di bravura.
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E in effetti a 9 anni tutti i maschi giocano a calcio e non altrettanto fanno le femminucce, anche perché spesso non esistono le possibilità e non vengono invogliate come si fa con i bambini di sesso maschile.

[quote layout=”big”]Così sono avvantaggiati, ma non c’è nessuna predisposizione biologica o cognitiva: nulla vieta a una donna con la passione di capirne di calcio esattamente come loro, se non di più.[/quote]

Via | La Stampa

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ultimo aggiornamento: 01-09-2016