Siamo nel 2017, eppure sono ancora tantissimi gli stereotipi di genere, i pregiudizi e i comportamenti inadeguati al lavoro che le donne devono subire. Secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, ci vorranno ancora 170 anni prima di colmare il divario economico tra donne e uomini al lavoro. C’è molto lavoro da fare, soprattutto se pensiamo che oggi il 50% dell’industria pubblicitaria parla ancora attraverso stereotipi di genere.

Un tema molto delicato, che è stato anche affrontato da Unilever con una ricerca commissionata a TFQ (The Female Quotient), “basata su un campione internazionale di 9.000 intervistati, per sensibilizzare tutti i livelli aziendali e la società civile sulla necessità di un cambiamento di mentalità“. I dati evidenziano che siamo tutti vittime di stereotipi, non solo al lavoro, ma anche a casa: lo pensa il 60% delle donne e il 49% degli uomini.

Il 77% degli uomini e il 55% delle donne, però, pensa ancora che quando al lavoro il gioco si fa duro, spetta agli uomini farlo: perché le donne non hanno tempo distratte da figli e casa, perché gli uomini sono più bravi… Un dato decisamente allarmante, come sottolinea Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane Unilever:

[quote layout=”big”]Siamo vittime di un circolo vizioso. Siamo consci che occorrerebbe fare di più di fronte a comportamenti scorretti – ne è convinta poco più della metà degli uomini (55%) e ancora più donne (64%) – ma continuiamo ad alimentare gli stereotipi che, applicati nel quotidiano, hanno un impatto fortissimo sui temi dell’uguaglianza di genere. Sia che ne siamo consapevoli o meno, tutti noi continuiamo a essere soggetti ai pregiudizi nei nostri schemi mentali: dobbiamo interrompere questo cortocircuito per avviare un vero cambiamento.[/quote]

Cosa fare, allora? Bisogna abolire i pregiudizi, cambiare mentalità e farlo a partire dall’alto, dai vertici delle aziende. Angelo Trocchia, Presidente e AD di Unilever Italia, afferma:

[quote layout=”big”]Gli stereotipi, i comportamenti, i pregiudizi (anche inconsciamente) giocano un ruolo determinante nell’allargare il gender – gap. A livello globale, la nostra strategia è scardinare i pregiudizi attraverso fatti concreti, per questo abbiamo il 77% di dipendenti donne impiegate nella forza vendita (un ruolo tipicamente associato al genere maschile), e il 46% del top management è rosa. Non solo: attraverso welfare aziendale e percorsi di formazione, facciamo in modo di aiutare tutti i dipendenti – uomini e donne – nella gestione del proprio tempo per provare a raggiungere un equilibrio tra lavoro e privato, e nella crescita professionale, in modo da offrire pari opportunità in qualsiasi momento della vita.[/quote]

Soprattutto nel campo della pubblicità c’è molto su cui lavorare: Unilever, tra i principali investitori in pubblicità al mondo, nel 2016 ha promosso la campagna #unstereotype per promuovere un’immagine diversa della donna negli spot, che sia più aderente alla realtà e meno stereotipata. Il progetto è realizzato con l’appoggio anche di seejane.org, la Fondazione dell’attrice Premio Oscar Geena Davis per favorire l’educazione alla rappresentazione dei generi nei media.

Ma come fare se si è vittime di stereotipi o comportamenti non appropriati sul lavoro? Ecco i consigli di Elvira Venzi, Responsabile Diversity&Inclusion di Unilever Italia:

  1. Di fronte a battute o commenti sgradevoli, mettere in luce che gli incarichi vengono assegnati sulla base delle capacità, non per il genere di appartenenza
  2. Mai rinunciare a un incarico perché si pensa di non essere all’altezza, di non avere tempo perché abbiamo una famiglia (o pensiamo di averla), di non poter offrire la nostra completa dedizione…. Le scuse non mancano, ma non servono. Proviamo a pensare che meritiamo un avanzamento di carriera
  3. Far presente che l’abito che si sceglie di indossare è un’estensione della propria personalità che nessuno ha il diritto di offendere o giudicare (nel rispetto dell’ambiente di lavoro)
  4. Cercare un buon compresso tra formalità e confidenza nei rapporti tra colleghi, per evitare che termini troppo confidenziali scalfiscano l’autorevolezza
  5. Esigere di essere presentate come professioniste, con dati e fatti a supporto, prima che come colleghe o amiche

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 03-03-2017