Dopo gli incontri presso l’Istituto Cervantes di Roma, la città si ritrova nuovamente a confrontarsi con l’Frida Kahloartista messicana osannata negli ultimi anni, molto amata e imitata nei campi della creatività dalla moda al design, divenendo quasi un’icona, un mito contemporaneo. A Roma potremo vedere opere provenienti dalle più importanti collezioni d’arte internazionali: Messico, Stati Uniti ed Europa e le foto che Nickolas Muray gli scattò negli anni Quaranta, dove emerge la ricerca iconografica da parte del fotografo.

Una mostra a Roma su Frida Kalho

Una mostra a Roma su Frida Kalho


Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho
Una mostra a Roma su Frida Kalho

Con la sua immagine e i colori carichi dell’energia vitale del Messico, Frida Kahlo ribadisce tramite le sue opere un Viva la Vida continuo, come quello che esclamò durante la realizzazione della sua ultima opera dipinta prima di morire nel 1954, raffigurante non più se stessa ma dei bei frutti succosi. Negli anni del muralismo politico in Messico Frida Kalho, nonostante il rapporto intimo con la pittura vissuta come riflesso viscerale della propria realtà, rappresentava invece le nuove istanze di una generazione diretta verso una maggiore libertà espressiva. Rispetto al suo grande amore Diego Rivera, infatti Frida poteva vantare una visione inusuale sui fatti della storia del suo popolo e sull’arte, che trasforma in linguaggio pittorico nuovo e mai lontano da sè.

Più volte l’artista ha affermato di non dipingere sogni, ma la realtà, che molto spesso ha mostrato per lei il volto buio degli incubi. Seppur minata da difficoltà fisiche e sentimentali, gli occhi mantenevano sempre una vitalità particolare. Minuziosa come una fiamminga i suoi dipinti, di cui sceglieva soprattutto il piccolo formato, sono uno sguardo attento su tutto ciò che la circondava: piante, fiori, insetti e strumenti, ritratti con fedeltà,diventano feticci di un culto tribale, icone di una quotidianità nella quale si sarà sentita più volte senza uscita.

Tanti sono i ritratti di Frida Kalho, ma ognuno diverso dal precedente, uguale solo nella rinuncia all’idealizzazione di sè, liberi dallo sguardo avido degli uomini sempre alla ricerca di una musa. Ciò che acquisterà sarà l’amore per il proprio corpo imperfetto, persino “brutto”, ma intensamente vivo, soggetto alle più atroci intemperie, trafitto da aghi, trapassato da radici, una Colonna Spezzata dove l’anima è riuscita comunque a sopravvivere. Cosmologia tolthemica e tradizioni messicane, si mescolano nei suoi dipinti, dove i teschi sono pronti a vagare tra i vivi con il loro sorriso sarcastico.

In questa invisibile danza macabra, Frida mi sembra quasi una Madre Terra, che affida le sue scelte solo a se stessa, fragile e forte nello stesso tempo capace di raccontare e testimoniare il dolore e la gioia con schiettezza. Attendiamo la mostra a Roma, chissà che volto di Frida Kalho riusciremo a vedere.

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ultimo aggiornamento: 18-06-2013