Le mestruazioni sono un elemento di femminilità e sono anche una delle grandi bandiere femministe. Non tutti condividono il pensiero, ma è con questa logica che nasce il free bleeding. Che cos’è? Significa affrontare il ciclo mestruale in libertà, senza assorbenti di alcun genere e lasciare che il sangue sporchi la biancheria, i vestiti o qualsiasi altra cosa.
Non si capisce bene perché fa scorrere il sangue mestruale lungo le gambe e imbrattare divani, sedie o il sedile della macchina sia un atto femminista, ma per molti movimenti è così. Il tutto nasce nel 2014 quando il portale 4chan ha portato alla ribalta il free bleeding, da subito strumentalizzato per alimentare la protesta tampon tax (ovvero la forte e ingiusta tassazione sugli assorbenti, che arrivano ad avere costi decisamente eccessivi, considerato con non sono prodotti cosmetici e ma paramedici).
È indimenticabile la storia di Kiran Gandhi, ricercatrice di Harvard, ex batterista del collettivo agit-rock MIA, che corse la maratona di Londra nel 2015, senza assorbenti. Il suo non è stato un vezzo femminista, ma molto di più. In Occidente ci possiamo permettere di decidere se usare o meno gli assorbenti, nonostante il costo. È un’opzione, così come bere l’acqua, mangiare, comprare vestiti, ecc. Ci sono donne nel mondo che non possono permetterli ma non li hanno neanche a disposizione. E così la Gandhi, nel suo blog, “A Modern Piece” scrisse:
«Ho corso per le mie sorelle che non hanno accesso a tamponi e per le sorelle che, malgrado crampi e dolori, li nascondono e fanno finta che non esistono. Ho corso per dire che il ciclo esiste, e che lo superiamo ogni giorno».
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