Si celebra oggi la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne. È un appuntamento fondamentale per parlare di femminicidio, di discriminazione di genere e soprattutto per ricordare che il mondo continua a viaggiare a due misure, da una parte gli uomini e dall’altra le donne, purtroppo. È molto difficile dare un’idea reale di questo fenomeno, che colpisce trasversalmente tutte le culture, e quantificare le vittime, perché nella maggior parte dei casi gli episodi si consumano tra le mura domestiche e sono ancora numerose le signore che per paura o per accettazione non denunciano il marito, il padre o il fratello o l’ex fidanzato.

Le ultime stime dell’Istat riguardano il 2016. Sono state 149 le donne vittime di omicidi volontari nel 2016 in Italia e quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente, per un totale di 109 casi su 149. Si contano poi 4 milioni e mezzo di donne vittime di una qualche forma (realizzata o tentata) di violenza sessuale nel corso della propria vita. In più di un milione di casi (1 milione e 157 mila) si è trattato delle forme più gravi: stupro (3,0%; 652 mila) e tentato stupro (3,5%; 746 mila). Abbondoniamo poi i soliti luoghi comuni razzisti. È troppo facile puntare il dito contro il ragazzo straniero e i dati lo confermano: in 6 casi su 10 lo stupratore è italiano.

Sono poi 7 milioni le signore che hanno vissuto una qualche forma di abuso, non necessariamente fisico. A questo quadro si aggiunge lo stalking. Sono 3 milioni e 466 mila in Italia, sempre secondo l’Istat, le donne che nell’arco della propria vita hanno subito atti persecutori da parte di qualcuno, il 16% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Il dato che però preoccupa è che il 78% delle donne che ha subito stalking, quasi 8 su 10, non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto.

Valentina Rorato

La violenza non ha nazionalità, ha però una cultura dominante, che è quella maschilista. Da mamma, e da donna, mi sento di dover dire: educhiamo i nostri figli al rispetto. Siamo noi, madri, il cardine, siamo noi che dobbiamo insegnare ai nostri bambini che piccoli e piccole sono diverse, ma possono giocare insieme in armonia. Che la forza fisica non può inquinare le relazioni, che l’aggressività non può essere lo strumento che abbiamo a disposizione per imporre il nostro volere. Siamo noi che dobbiamo insegnare ai nostri figli che possono e devono svolgere in casa tutte quelle mansioni, che in un’altra epoca, erano considerate femminili. Una donna in quanto tale non può essere serva, vittima o dipendente dal proprio partner. Una donna deve essere libera di scegliere l’amore, che non ha nulla a che vedere con la violenza o con un ruolo di genere. È questo quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli per cambiare la società: siamo uguali con le nostre diversità e dobbiamo imparare a rispettarci.

Patrizia Chimera

La lotta contro la violenza sulle donne è una battaglia che ha fatto enormi passi da gigante negli ultimi tempi, soprattutto se si considerano le campagne di sensibilizzazione, ma che deve ancora fare molto per poter essere veramente efficace. Credo che bisognerebbe lavorare sulle giovani generazioni, per cercare di cambiare una mentalità che purtroppo è profondamente radicata nel nostro paese: siamo nel 2017, eppure la donna è considerata ancora come inferiore all’uomo, un oggetto da possedere e di cui disporre a piacere. Il cambiamento deve nascere in primis nelle nostre case e poi nella società più in generale, con campagne pensate ad hoc per raggiungere le generazioni più giovani. Cambiare le cose si può, ma tutto deve cominciare da noi!

Maria Vasta

La violenza di genere è deprecabile, esattamente come ogni altro tipo di violenza finalizzata a sottomettere e annullare chi si ha di fronte, siano esse donne, bambini, uomini o animali. Educare i bambini e insegnare loro che non è con la violenza che si ottiene il rispetto è fondamentale, perché solo in questo modo potremo rendere possibile la nascita di una società nuova, una società che oggi sembra purtroppo impossibile anche solo da immaginare, ma che un domani (si spera non troppo lontano) potrebbe diventare realtà, una società in cui nessuno si sentirà giustificato nello schiacciare il prossimo, solo perché teoricamente più debole. Una società in cui nessuno si sognerà di affermare che una donna è inferiore rispetto all’uomo, ma in cui ci si renderà conto una volta per tutte che senza la donna non esisterebbe proprio nessuna società. Educhiamo i bambini alla convivenza e all’amore, e non alla prevaricazione e allodio, e solo così potremo sperare che il mondo diventi finalmente un posto migliore per tutti.

Serena Vasta

Ogni volta che leggo casi di violenza sulle donne mi chiedo sempre come si possa risolvere questo enorme buco nero che c’è nella nostra società. Buco nero perché in molti casi le violenze nascono tra le mura domestiche, a volte le donne neanche si rendono conto che determinate cose sono violenze, prevaricazioni e ingiustizie, e queste cose, perpetuate nel tempo, finiscono per diventare normali. La gelosia patologica non è amore, uno schiaffo non è cosa da poco, limitare la libertà non è una sciocchezza. Dobbiamo lavorare sull’autostima e sull’indipendenza, è solo dandoci un valore che cominceremo a pretendere di più per noi stesse, a non avere paura, a non accontentarci, a chiedere aiuto e a trovare sempre di noi la forza di portarci in salvo se ci rendiamo conto che qualcosa non funziona come dovrebbe. La violenza sulle donne va combattuta anche nella quotidianità, con l’educazione, con la bellezza, con l’arte, offrendo esempi positivi e possibilità reali di crescita personale. Possiamo essere tutto quello che desideriamo e nessuno deve impedircelo.

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 25-11-2017