La solitudine è la traccia artistico-letterario della tipologia B della prima prova dell’esame di Maturità 2018, il Miur ha consegnato un plico con delle opere di letteratura e artistiche che raccontano la solitudine da vari punti di vista: come approdo a se stessi, come salvezza e come normale condizione umana. Tra i testi presentati troviamo la bellissima poesia “1965” di Emily Dickinson e “Piccoli Canti“ di Alda Merini, le uniche due autrici presenti tra vari autori come Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, Francesco Petrarca e le opere di Edward Hopper, Giovanni Fattori e Edvard Munch.

Emily Dickinson è una poetessa che ha fatto della solitudine il suo rifugio e la sua vita, tutto è nato nella solitudine e secondo lei, bastava la sua fantasia per arrivare ovunque, per raccontare tutto. Le poesie di Emily Dickinson sono sempre degli scontri con la propria anima, a leggerle sembrano voler minare le nostre certezze, i nostri porti sicuri. Ma la bellezza e la potenza di Emily Dickinson stanno proprio in questo, nello scombussolarci senza mai farci sentire soli nei nostri sentimenti, in quella lucida fragilità che lei racconta con forza e analizza per noi.

1695 di Emily Dickinson

Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
Tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

Nella poesia 1965 Emily Dickinson racconta la solitudine della quotidianità, nello spazio, nel mare e nella morte, ma poi pone l’accento sulla vera solitudine, quella con noi stessi, quell’angolo nel nostro cuore in cui saremo soli per sempre. Allo stesso tempo però scrive “infinità finita” e ammette quindi l’idea della finitezza umana che da un lato può essere considerata come un limite, dall’altro una porta spalancata verso la felicità.

La solitudine è un sentimento che fa parte di noi, si può essere soli in compagnia di tante persone e in compagnia soli su un letto a leggere un libro. Probabilmente prendersi cura della propria solitudine, imparare a stare con se stessi, prendersi cura di sé e delle proprie fragilità è la chiave della vera felicità. Ritagliarsi dei momenti in cui stare da soli e ascoltarsi può aiutare a sciogliere la “segretezza polare” della Dickinson e curare la propria anima. Forse la “infinità finita” è proprio il riuscire ad ascoltarsi o accettare il fatto di aprirsi a qualcuno, con i rischi che ciò comporta.

Foto | kissesandchaos

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ultimo aggiornamento: 20-06-2018