Le donne sono libere di indossare i pantaloni anche a Parigi. È dal 1800, infatti, che nella romantica capitale francese è in vigore un’ordinanza della polizia che vieta alle signore di coprirsi le gambe, fatta eccezione per le dame in bicicletta o a cavallo. Pena? La galera. È ovvio che già ormai da qualche anno nessuna donna fa più caso a questa legge, resta il fatto perché i tentativi di abrogarla sono sempre finiti nel nulla.

Il Ministero delle Pari Opportunità finalmente è riuscito a eliminare questa macchia simbolica incompatibile con “con i principi di uguaglianza tra i sessi che sono inscritti nella Costituzione”. La Gazzetta ufficiale ha quindi potuto pubblicare la conferma dell’abrogazione, privando alla legge qualsiasi effetto giuridico. Ci sono voluto più di 200 anni, ma anche la Francia ha messo in rete questo gol.

È storia nota la battuta di Michele Alliot-Marie, ex ministra dell’Interno del presidente Nicolas Sarkozy, che durante il suo incarico di consigliere del ministro Edgar Faure, fu fermata da una guardia prima di entrare in Parlamento:

Se sono i miei pantaloni che le danno fastidio, li tolgo subito!

Ma da dove nasce questa legge? Abbiamo raccontato in passato questa storia. Si tratta di una norma approvata il 17 novembre 1799 a Parigi che sosteneva che “ogni donna che desidera vestirsi da uomo deve presentarsi alla prefettura di polizia per ottenere l’autorizzazione”. L’autorizzazione era concessa solo per ragioni mediche. Durante la rivoluzione francese, il movimento dei sanculotti rivendicava il diritto di indossare i pantaloni lunghi come forma di ribellione alla borghesia, che invece avere les culottes. Le femministe dell’epoca si schierarono con i rivoluzionari per indossare i pantaloni. Le forze dell’ordine lo vietarono e la gonna divenne fino agli anni Ottanta la divisa imposta alle signore in Parlamento.

Foto | Getty Images
Via | Il messaggero

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ultimo aggiornamento: 05-02-2013