L’ennesima risposta concreta, anche se agli sgoccioli, si doveva tentare: così la Fondazione Teatro Valle Bene Comune, formatasi dopo l’ormai discussa occupazione, sta cercando in queste ore di allontanare il rischio dello sgombero forzato, con una contro-petizione internazionale su Avaaz.org, sito di “campagne per il cambiamento”, dopo la petizione organizzata dal direttore del ilgiornaleoff, Edoardo Sylos Labini. Le firme da raggiungere sono 4.000 e allo stato attuale, in continua crescita. Tra i sostenitori: personaggi della cultura italiana e straniera, istituzioni culturali, università, ma anche comuni cittadini.

La data da tenere lontana il più possibile è quella del 31 Luglio, in cui il Comune di Roma ha dato ordine di sgomberare il teatro occupato da tre anni. E’ un ultimatum quello che Giovanna Marinelli, Assessore alla Cultura di Roma Capitale ha ordinato in nome della “legalità”. La Fondazione del Teatro Valle, che quest’anno ha vinto il pre­mio Prin­cess Mar­griet Award 2014 dall’European Cultural Foundation e riconosciuta come esempio di uno dei movimenti sociali più interessanti degli ultimi anni, rischia di vedere fallire tre anni di impegno e dedizione, oltre che bloccata la stagione estiva attualmente in programma.

Sono ore concitare per gli occupanti del Teatro Valle di Roma, che il 29 Luglio, durante un incontro presso il Teatro Argentina con l’assessore e il direttore del Teatro di Roma, hanno appreso la notizia dello sgombero, contestandola. In queste ore continuano i dibattiti, gli incontri e le promesse di dialogo, con l’intenzione di non fermarsi neanche il 31 Luglio. Gli “occupanti” affermano con decisione che:

Le soluzioni per trasformare l’innovativa Fondazione in una realtà pienamente legale, riconosciuta e attiva ci sono. Basta che le istituzioni si siedano assieme ai cittadini, agli artisti, ai lavoratori dello spettacolo per sperimentare un nuovo modo partecipato di gestire i beni pubblici, garantendo spazi di libertà e autodeterminazione.

La Fondazione del Teatro, di fronte la volontà del Comune di Roma di non voler più privatizzare il Teatro (come inizialmente stabilito), parla invece di una collaborazione tra loro e il Teatro di Roma, a cui il Valle si dovrebbe annettere, per una gestione partecipata.

Il Comune grida all’ingiustizia per aver pagato durante gli anni dell’occupazione le bollette elettriche e lamenta l’ appropriazione illecita di un bene comune, affermando alla Pirandello:

Ripartiamo dal palcoscenico del più antico teatro romano, e poniamo fine alla recita denunciando i responsabili dell’occupazione: fossero uno, nessuno, centomila o sei personaggi in cerca di un autore ancora non trovato.

Dall’altra parte la Fondazione, con 5600 soci , che ha come pronta risposta anni di dimostrate capacità organizzative del nuovo polo culturale, raccogliendo fondi per la manutenzione e con un’offerta culturale dinamica e alternativa.

Servirà d’esempio la tenacia degli occupanti anche ai sostenitori della “legalità” forzata, affinchè dimentichino le ragioni politiche prima di pronunciare sentenze di morte sui luoghi di cultura.

La memoria collettiva, quando diventa azione collettiva, riesce a rendere tutto possibile con l’impegno del singolo cittadino, che preferisce un teatro all’ennesimo supermercato. E’una lotta contro il tempo per firmare la petizione: Appello Internazionale per salvare il Teatro Valle Bene Comune!

Foto| Teatro Valle Occupato fb

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ultimo aggiornamento: 30-07-2014