Nei giorni scorsi, dopo l’agguato alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, a Bologna è salita la preoccupazione. Come avviene regolarmente dal 2001: sotto accusa infatti è finito di nuovo l’affresco, presente all’interno della Basilica di San Petronio, che raffigura Maometto all’Inferno.

In città l’allerta, come ha confermato il prefetto Ennio Mario Sodano, è quindi “elevata”:

“Noi abbiamo un elenco di obiettivi sensibili, abbiamo una situazione monitorata costantemente e abbiamo alcuni dispositivi che possiamo adattare a seconda delle esigenze […] in momenti come questo l’allerta è elevata e anche le misure sono state intensificate. Accanto a questo, poi, c’è naturalmente tutta un’attività di intelligence, di informazione e di verifica che viene svolta su tutto il territorio nazionale”

Ma ai giornalisti il sindaco della città Virginio Merola ha spiegato:

“Bologna non deve avere paura […] Credo che la razionalità ci dica che Bologna, città ospitale, accogliente e piena di relazioni internazionali, non possa e non debba temere queste cose. Noi però dobbiamo farlo con la consapevolezza di dare segnali concreti che in questa città non vengono negati i diritti e soprattutto vengono fatti rispettare i doveri”

L’opera incriminata si trova all’interno della Cappella dei Re Magi (Bolognini) a sinistra della navata centrale. Autore degli affreschi fu Giovanni di Pietro Falloppi che raffigurò gli episodi della vita di San Petronio sulla parete di fondo, sulla parete destra le storie dei Re Magi e sulla parete sinistra il Giudizio Universale.

Nella sezione in alto di quest’ultimo sono presenti l’Incoronazione della Vergine e il Paradiso, mentre in basso è stato rappresentato l’Inferno di ispirazione dantesca, con una grande figura di Lucifero e il profeta Maometto avvolto dalle fiamme. Dante Alighieri infatti inserì il profeta nel canto XXVIII, nella nona bolgia dell’ottavo cerchio insieme ai “seminatori di discordie”.

Immagine d’archivio (2006).

Via | Corriere

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ultimo aggiornamento: 10-01-2015