Da 15 anni l’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e l’ISCR-Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro portano avanti un’attività congiunta per mettere in comune conoscenze e dati per migliorare le informazioni relative all’impatto dell’ambiente sui beni culturali e per implementare quelle sull’interazione tra le opere d’arte e il territorio in cui sono collocate, per programmare le attività di manutenzione di un bene e gli eventuali interventi di restauro.

Qualche giorno fa sono stati presentati alcuni dati sugli effetti dell’inquinamento atmosferico e di altri fattori sui monumenti e il rischio idrogeologico, ed è emerso che a Roma sono riportati nella Carta del Rischio del Patrimonio Culturale (ISCR) circa 3600 beni culturali di composizione calcarea (architettonici, archeologici, statue e fontane) e 60 di composizione bronzea. Entrambe le tipologie sono principalmente collocate nel centro della capitale e negli ultimi decenni il degrado dei materiali esposti all’aperto ha subito un’accelerazione ed è stato registrato un incremento della velocità con cui alcuni processi evolvono nel tempo.

L’impatto delle sostanze inquinanti emesse nell’atmosfera sui materiali costitutivi dei monumenti è ingente ed irreversibile e i due enti hanno sottolineato l’importanza di monitorare le condizioni ambientali del territorio. Inoltre negli ultimi anni è stato anche affrontato il problema dell’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale e sono quasi 14.000 i beni culturali archeologici ed architettonici esposti al rischio di frane, 28.483 i beni esposti a possibili alluvioni e 39.025 quelli esposti a possibili alluvioni rare ma di estrema intensità.

Tanto per fare alcuni esempi, relativamente alle alluvioni nel comune di Roma i beni culturali esposti a rischio (per quanto riguarda la tipologia di alluvioni di estrema intensità) sono 2.204, e nel comune di Firenze i beni immobili esposti risultano 1.145, tra cui la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

Per quanto riguarda le frane invece ci sono numerosi borghi storici interessati da fenomeni di dissesto, come ad esempio Volterra (PI), già colpita dal crollo di una porzione delle mura medievali nel 2014, Civita di Bagnoregio (VT) e Certaldo (FI).

Ma il problema non pare solo italiano: ISPRA e ISCR infatti collaborano anche con l’Unesco, e oltre i tre quarti dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità sono esposti a rischi naturali.

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ultimo aggiornamento: 09-03-2015