Se state organizzando un bel regalo di Pasqua per amici, conoscenti o parenti, ma non sapete proprio come rendere speciali gli auguri, se avete dei bambini che vorrebbero dare il loro contributo al pranzo della prossima domenica, scegliere una bella poesia è sicuramente il modo più giusto. Forse è un modo un po’ antiquato per fare gli auguri, ma è elegante e può aiutarci anche ad avvicinarci alla nostra storia, religiosa e letteraria. Ecco quindi qualche composizione importante.

Gesù, di Giovanni Pascoli.

E Gesù rivedeva, oltre il Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte,
il suo giorno non molto era lontano.
E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: Ave, Profeta!
Egli pensava al giorno di sua morte.
Egli si assise, all’ombra d’una mèta
di grano, e disse: Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta.
Egli parlava di granai ne’ Cieli:
e voi, fanciulli, intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l’inconsutile tua veste;
Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
-Il figlio – Giuda bisbigliò veloce-
d’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra ‘piedi:
Barabba ha nome il padre suo, che in croce
morirà.- Ma il Profeta, alzando gli occhi
-No-, mormorò con l’ombra nella voce,
e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.

Venerdì Santo, di Fausto Maria Martini.

Nulla, credi, è più dolce per i nostri
occhi di questo giorno senza sole,
con i monti velati di viole
perché la primavera non si mostri…
Venerdì Santo! E ieri sera tu
ti rimendavi quest’abito, tutto
grigio, un abito come a mezzo lutto
per la morte del povero Gesù…
Traevi dalla tua cassa di noce
qualche grigio merletto secolare:
così vestita, accoglierà l’altare
la buona amante con le mani in croce…
Prega per me, prega per te, pel nostro amore,
per nostra cristiana tenerezza,
per la casa malata di tristezza,
e per il grigio Venerdì che muore:
Venerdì Santo, entrato in agonia,
non ha la sua campana che lo pianga…
come un mendico, cui nulla rimanga,
rassegnato si muore sulla via…
Prega, e ricorda nella tua preghiera
tutte le cose che ci lasceranno:
anche il ramo d’olivo che l’altr’anno
ci donò, per la Pasqua, Primavera.
Quante volte l’olivo benedetto
vide noi moribondi nel piacere,
e vide le nostre due anime, in nere
vesti, per noi pregare a capo al letto!
E pregavamo, come se morisse
qualcuno: un poco, sempre, morivamo:
Ma sempre sull’aurora nuova, il ramo
d’olivo i lieti amanti benedisse!
Ora col nuovo tu lo cambierai:
anche devi pregare per gli specchi
velati, per i libri, per i vecchi
abiti che tu più non vestirai…
E’ sera: un riso labile si perde
sulle tue labbra, mentre t’inginocchi:
io guardo, dietro la veletta, gli occhi…
due perle nere in una rete verde.

Dall’uovo di Pasqua, di Gianni Rodari.

Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: “Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio”.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
“Viva la pace,
abbasso la guerra”.

Pasqua, di Guido Gozzano.

A festoni la grigia parietaria
come una bimba gracile s’affaccia
ai muri della casa centenaria.

Il ciel di pioggia è tutto una minaccia
sul bosco triste, ché lo intrica il rovo
spietatamente, con tenaci braccia.

Quand’ecco dai pollai sereno e nuovo
il richiamo di Pasqua empie la terra
con l’antica pia favola dell’ovo.

Resurrezione, di Alessandro Manzoni.

E’ risorto: il capo santo
più non posa nel sudario
è risorto: dall’un canto
dell’ avello solitario
sta il coperchio rovesciato:
come un forte inebbriato ,
il Signor si risvegliò
Era l’alba; e molli il viso
Maddalena e l’altre donne
fean lamento in su l’Ucciso;
ecco tutta di Sionne
si commosse la pendice
e la scolta insultatrice
di spavento tramortì
Un estranio giovinetto
si posò sul monumento:
era folgore l’aspetto
era neve il vestimento:
alla mesta che ‘l richiese
dié risposta quel cortese:
è risorto; non è qui.

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ultimo aggiornamento: 10-04-2017