Tra i tanti problemi di natura psicologica o psicosomatica a cui chiunque di noi può andare incontro in determinati momenti della vita, ci sono anche gli attacchi di panico. Si tratta, infatti, di un segnale molto forte che il nostro cervello ci invia per farci sapere che la condizione di stress in cui si trova è tale da non poter essere tollerata oltre. Sentirsi senza via d’uscita, schiacciati dai pesi della vita, dai dolori – un lutto, o una persona cara ammalata e da accudire, ad esempio – dalle tante incombenze e dalle aspettative troppo elevate degli altri nei nostri riguardi, può mandarci in tilt.

Non si tratta di casi estremi, o di un problema che interessa solo persone dalla mente fragile, al contrario, spesso sono proprio le persone più forti, più solide, quelle su cui tutti fanno affidamento, che corrono maggiormente il rischio di incorrere in attacchi di panico. Come ci si deve comportare in questi casi?

Intanto, dobbiamo capire come si manifesta esattamente una crisi di panico. Si tratta, diversamente da altre sindromi psicologiche come la depressione, di crisi “esplosive” in cui liberiamo una gran quantità di energia accumulata e “bloccata”. Non usiamo a caso la parola “blocco”, perché è proprio la chiave che ci consente di capire l’origine di questi episodi. Basta un “niente”, la classica goccia che fa traboccare il vaso (una richiesta inopportuna, una frase antipatica, un problema che si aggiunge alla lista, un rimprovero, persino un disguido tecnico come un guasto alla nostra auto) e noi crolliamo. Dolori simili a quelli di un infarto incipiente, ma soprattutto una paura, un terrore folle che ci assale all’improvviso e che ci avvolge, angoscia, senso di morte… e il panico irrazionale, che non consente di intravedere soluzioni possibili, un panico che ci fa pensare di non avere speranze, di non riuscire a gestire più nulla della nostra vita, neppure il singolo momento che stiamo vivendo.

Un’impasse che in realtà è reale a livello cerebrale, infatti l’attacco di panico ci avvisa che il nostro cervello stressato ha perso la bussola e non trova più le coordinate per risolvere i problemi più insignificanti. Andare in tilt in questo modo significa che abbiamo richiesto troppo a noi stessi e alle nostre forze, e che dobbiamo assolutamente recuperare l’equilibrio, in ogni modo. Durante una crisi la prima cosa da fare è quella di allontanarci dal contesto che ha scatenato l’attacco, e cercare un ambiente tranquillo in cui sederci. Dobbiamo agire sulla respirazione, cercando di inspirare ed espirare profondamente, in modo da calmare il battito del cuore e tranquillizzarci. Per non restare soli e disperati, cerchiamo, se possibile, il conforto di una presenza amica, qualcuno di cui ci fidiamo totalmente.

Potrebbe essere anche benissimo un animale, ad esempio il nostro cane. Non facciamo nulla se non respirare, fino a quando non avremo ripreso un minimo di controllo. Gli attacchi panico lasciano un’impronta sulla nostra psiche, che diventa ancora più vulnerabile. Perciò non sottovalutiamo mai neppure una singola crisi isolata, magari generata da un trauma (un’aggressione, un furto, un evento tragico o un incidente di qualunque natura), ma parliamone con chi ci possa aiutare. Un percorso psicoterapeutico, l’aiuto con un councellor, anche lo scrivere su un diario le nostre paure e il nostro disagio possono aiutarci a guarire. Non usiamo farmaci se possiamo, al limite cerchiamo una maggior serenità attraverso l’uso di prodotti omeopatici o dei fiori di Bach, e prendiamoci una pausa da tutto e da tutti. Nessuno è indispensabile, neppure noi.

Foto| di Nate Steiner per Flickr

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ultimo aggiornamento: 06-05-2013