Nickolas Muray è una personalità difficile da raccontare, perchè ogni sintesi rischia di trascurare una vita e una carriera formidabile. La mostra Celebrity Portrait inaugurata il 16 ottobre a Palazzo Ducale di Genova sul fotografo ungherese,però, riesce a restituirci il ritratto completo tra vita privata e professionale di un uomo innamorato dell’arte. Curata da Salomon Grimberg con la collaborazione di Nickolas Muray Photo Archives e George Eastman House, la mostra espone 150 fotografie a colori e in bianco e nero dagli inizi della sua carriera: dal 1892 al 1965, che rappresentano le evoluzioni della sua ricerca in parallelo a quelle della cultura dell’immagine americana anni venti. Marylin Monroe, Marlene Dietrich, Liz Tylor, Clara Bow, sono solo alcune delle icone immortalate nei suoi scatti: Muray ha contribuito a diffondere i volti angelici, imbronciati, sognanti e sexy delle attrici di Hollywood, ma anche le personalità di spicco del potere politico come il presidente Calvin Coolidge e il ministro del commercio Herbert Hoover. In un decennio realizza diecimila ritratti in cui le personalità dei modelli è esaltata da un estetica raffinata.
Parallelamente ad una carriera sportiva da schermatore capitolata con ben 60 medaglie e con la partecipazione alle Olimpiadi del 1928 e ’32, la fama di Muray dipendeva anche da una personalità molto carismatica, che gli ha fatto conquistare anche la nomea di grande seduttore. In poco tempo l’America si contendeva le sue fotografie e le riviste più celebri di moda Vanity Fair, Pictorial Review, Vogue, Ladie’s Home e i più noti marchi pubblicitari gli affidarono il compito di contribuire al prestigio dei loro prodotti: dai vestiti, ai gioielli, ai cibi dell’industria occidentale. Per tutto questo Muray mise in atto le sue competenze d’artista: amante dell’arte Europea e moderna messicana che collezionò per tutta la sua vita, il fotografo iniziò con l’incisione fotografica, occupandosi poi di stampa a mezzatinta e fotoincisioni a colori; la sua attenzione per un decennio fu catalizzata dalla danza e dai danzatori in movimento, che potrete vedere in mostra ritratti nella bellezza dei loro corpi atletici nello stile del classicismo liberty in voga in quegli anni.
Dal ’26 in poi le grandi committenze lo avvicinarono alla star system e Muray elaborò un metodo fotografico proprio per non tradire la personalità di chi aveva di fronte. Muray infatti usava intrattenere i modelli con domande o conversazioni, senza far capire quando avrebbe scattato. Ciò fu possibile grazie all’otturatore silenzioso; lo stesso che gli permise nel 1926 di realizzare per Vanity Fair il servizio a Monet nella casa a Ghiverny in Francia. Molto malato e poco propenso all’attenzione della stampa, il pittore con il quale Muray si ritrasse, si vede immortalato nel suo ambiente senza che l’obiettivo lo costringesse a pose innaturali. Touchè, l’intuizione del momento era la parola che Muray pronunciava per questi scatti rubati. In mostra nella sezione: Una Mattinata con Monet.
Pittura e fotografia, un connubio fondamentale per Muray che aspirava all’effetto della pittura. Fu così che percependo la potenza del colore nell’ambito pubblicitario andò in Europa, in Germania e Inghilterra per nuovi risultati. I risultati si vedono nella sala dedicata alle immagini pubblicitarie dei prodotti di consumo. La scoperta del metodo del Carbo-Print gli permise di realizzare immagini a colori senza che si sbiadissero e realizzare nel ’31 la copertina per Ladie’s Home Journal. La Pop Art si ispirò molto alle foto di questo periodo (Soldati del cielo, del ’40, è un esempio). Il colore richiede un nuovo modo di guardare per accostamenti e i modelli per reclamizzare bene i prodotti devono essere se stessi, sono due affermazioni che sintetizzano bene questo periodo.
Cara ho così fame di te che muoio dal desiderio.N. M.
Nick ti amerei come si ama un angelo. F.K.
Arte per Muray significò anche vita privata. Questa volta condensato nel nome dell’amore decennale per Frida Kahlo. La mostra è un’occasione per vedere le tappe di un amore all’improvviso univoco e tormentato e gli scatti della pittrice, con la sorella, con gli amici e con Diego Rivera (che mai abbandonò). Nonostante l’ incontro in Messico tra Muray e la Khalo durante un viaggio del fotografo nel ’31 con l’amico Covarrubias, fosse stato subito segnato da amore e attrazione reciproca, la pittrice anche dopo aver divorziato con Rivera nel ’38 segnò la loro storia di un sentimento altalenante e incerto. Ma Muray anche nella sua ultima lettera d’amore alla Kahlo, non sembrò mai rassegnarsi; le fotografie hanno reso Frida un’icona del XX secolo ritratta nello stile della pittura spagnola dell’800 e del ‘700, prima in Messico e poi a New York nel ’38. Frida Muray non si disferà mai del dipinto che acquistò da Frida Kahlo nel ’40.
Celebrity Portrait Nickolas Muray Palazzo Ducale Genova
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Foto| Palazzo Ducale
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