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Se siete alla ricerca di un’arte autentica non perdete la mostra che il Complesso del Vittoriano di Roma dedica ad Antonio Ligabue, pittore e scultore svizzero dall’infanzia complicata caratterizzata da povertà e malnutrizione che determinano il suo stato di salute fisico e mentale. Nelle sale dell’Ala Brasini del Vittoriano dall’11 novembre 2016 al 8 gennaio 2017 saranno esposti 100 opere pittoriche e una sezione dedicata alla grafica e alle incisioni.

Talento naturale nel disegno a cui si dedica fino alla morte nel ’65. Numerosi i ricoveri in case di cura e ospedali psichiatrici, un Van Gogh in terra italiana: Ligabue arriva a Gualtieri in provincia di Reggio Emilia e tra piccole commissioni e aiuti per la pulizia del Pò, incontra il pittore Mazzacurati che ne intuisce il talento e gli fa da maestro.

Un universo fantasmagorico di fiere in lotta per la sopravvivenza in scenari di una natura rigogliosa, autoritratti che esorcizzano le proprie paure, attraverso cui si libera dei propri demoni e dall’isolamento. Sculture espressive, ma effimere, realizzate con l’argilla del Po che oggi sopravvivono perchè fuse in bronzo, dopo la sua morte. E’ solo nel 1961 con una personale alla Barcaccia di Roma che Antonio Ligabue diventa noto al pubblico internazionale.

Tra le grafiche in mostra Mammuth (1952-1962), Sulki (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e opere come Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Tavolo con vaso di fiori (1956) e Gorilla con donna (1957-1958); tra le sculture Leonessa (1952-1962) e Lupo siberiano.

Foto| Getty Images, tutti i diritti riservati e gazzettadireggio.it

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ultimo aggiornamento: 16-09-2016