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Cosa significa ‘andare in solluchero’?
Andare in solluchero, cosa significa questo modo di dire: quando ha avuto origine, cosa descrive e qualche esempio d’uso.
La lingua italiana deriva dal volgare toscano utilizzato dai fondatori della nostra lingua, i vari Dante, Petrarca e Boccaccio. Lo si nota dalla costruzione delle frasi, dalla sintassi, dalla grammatica ancora oggi utilizzata, ma anche da toscanismi evidenti. Ad esempio il termine solluchero, utilizzato soprattutto in espressioni come mandare in solluchero o andare in solluchero, ancora di uso comune.
- Origine: incerta, ma probabilmente tra l’XI e il XIII secolo;
- Quando viene usato: per indicare un piacere estremo;
- Lingua: italiano, toscano;
- Diffusione: nazionale.
Andare in solluchero: il significato e l’origine del termine
Solluchero, e non sollucchero, grafia a volte erroneamente utilizzata, è una parola dall’origine incerta. Si tratta di un toscanismo che si collega con il vero sollucherare, il cui significato è pressoché raggiungere la forma più elementare di piacere (inizialmente si riferiva soprattutto al piacere fisico e sessuale). Probabilmente deriva da una parola latina, come altri termini (ad esempio becero). In particolare si tratta del verbo saliviculare, diminutivo di salivare, ma si tratta di un’ipotesi non ancora accettata da tutti i linguisti.
Dal punto di vista del significato, essendo la parola utilizzata soprattutto nelle espressioni mandare o andare in solluchero, ci sono pochi dubbi: vuol dire entusiasmarsi, raggiungere la più grande soddisfazione, un godimento reale per un fatto, un complimento, un sentimento e così via. In sostanza si pone come un’espressione equivalente alla meno rara e raffinata andare in estasi o andare in visibilio, se non addirittura in brodo di giuggiole, in un’espressione invece solitamente di uso molto più familiare.
Esempi d’uso
Utilizzata soprattutto nell’area toscana, sia in passato che nei nostri giorni, l’espressione compare anche in alcune opere letterarie di un certo valore. Ad esempio in alcuni versi de La Tancia, commedia dello scrittore Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote dell’omonimo artista: “Sue parole garbate mi sollucherano, / gli occhi mi succhiellano, e mi bucherano“.
Alcuni esempi di utilizzo moderno possono invece essere:
“I complimenti la mandano subito in solluchero“.
“Mi hai fatto andare in solluchero“.
“Vanno in solluchero al solo pensiero“.
Pur non essendo un’espressione di uso comune, e mantenendo un sapore vagamente letterario, resta comunque ancora usata in diversi contesti, e può diventare una soluzione elegante per esprimere un concetto forte senza creare scandali di alcun genere.