Cos’è l’apologia del fascismo? Vediamo cosa dice la legge, cosa è cambiato negli anni e perché il saluto fascista non è sempre reato.

Oggi, parlare di apologia del fascismo è complicato perché, dopo alcune sentenze, l’applicazione della legge prevede diverse eccezioni. Vediamo cos’è, cosa dice la normativa e, soprattutto, com’è cambiata la situazione dal 1952 ai giorni nostri.

Apologia del fascismo: cos’è e cosa dice la legge

Approvata il 20 giugno 1952, la legge Scelba – dal nome dell’ex presidente del Consiglio Mario Scelba – introduce la cosiddetta apologia del fascismo. Si tratta di una norma che, nonostante le modifiche subite negli anni, punisce chi tenta di ricostruire il vecchio partito fascista. L’articolo 1 recita:

Quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista“.

La legge Scelba prevede una pena che va da sei mesi a due anni di reclusione e una multa da 206 a 516 euro. Negli anni, però, l’apologia del fascismo è finita più volte al centro del dibattito e, in un certo senso, è stata ridimensionata. Ad oggi, la norma condanna soltanto coloro che si organizzano per una vera “riorganizzazione del partito fascista“. Questo significa che per un’accusa del genere non basta “una difesa elogiativa” del vecchio regime.

Dalla legge Scelba al decreto Mancino

In seguito, precisamente nel 1993, è stata approvato il decreto Mancino (dal nome del democristiano Nicola Mancino), che stabilisce le aggravanti per i reati commessi con finalità razziste o discriminatorie e proibisce la creazione di organizzazioni ispirate a questi valori. La norma punisce “chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi“.

Inoltre, vieta l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone “che vi si recano con questi emblemi o simboli. I trasgressori saranno puniti con la reclusione fino a un anno“. Tutto ciò che è legato all’ideologia nazifascista, quindi azioni o slogan che hanno lo scopo di incitare alla violenza e alla discriminazione razziale, etnica, religiosa o nazionale, viene punito con la reclusione fino a un anno e sei mesi e con una multa fino a 6.000 euro.

Apologia del fascismo: il saluto romano è concesso?

Dopo aver visto cos’è l’apologia del fascismo e cosa dice la norma, vediamo cosa accade oggi in Italia. Considerando che nel Belpaese vige ancora il motto fatta la legge, trovato l’inganno, vengono puniti soltanto coloro che si riuniscono per riorganizzare l’antico partito fascista. Per intenderci, quello di Benito Mussolini.

Tutte le altre esaltazioni, al momento, sono concesse. E’ per questo, ad esempio, che alcune attività commerciali inseriscono il volto del Duce negli scontrini, oppure alcune associazioni utilizzano ancora il saluto fascista. Quest’ultimo, è bene sottolinearlo, non è reato se non c’è il pericolo di rifondazione del vecchio partito fascista o di un’organizzazione con finalità antidemocratiche e discriminatorie.

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ultimo aggiornamento: 23-01-2024