Secondo uno studio dell’università di Tokyo la variante Eris del Covid avrebbe una maggiore capacità di colpire i polmoni.

Torna a salire l’allarme Covid. Mentre un po’ in tutto il mondo (Italia compresa) i dati sui contagi sono tornati a crescere, complici le vacanze estive e il via libera degli ultimi mesi, a preoccupare gli esperti in questi i giorni è soprattutto la variante Eris, una delle più diffuse al momento. Secondo una ricerca dell’università di Tokyo, pubblicata sulla piattaforma bioRxiv, la nuova variante EG.5 avrebbe infatti maggiori capacità di infettare i polmoni.

Lo studio è stato al momento condotto attraverso esperimenti su criceti, ma se i risultati dovessero essere confermati da ulteriori ricerche questo potrebbe significare un pericolo maggiore per una parte di pazienti di incappare in manifestazioni della malattia da Covid-19 più severe rispetto a quelle collegate ad altre varianti del virus.

Allarme variante Eris del Covid: i sintomi

Se dunque la nuova variante del Covid non va in alcun modo sottovalutata, per il momento, pur non essendoci dati definitivi, va comunque segnalato che lo spettro di sintomi collegati a Eris non sono molto differenti rispetto a quelli delle precedenti varianti e sottovarianti di Omicron.

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Al momento si segnalano infatti, tra i sintomi più comuni, soprattutto mal di gola, congestione, naso che cola, tosse secca, mal di testa, voce rauca e altri disturbi delle vie respiratorie superiori. Non mancano anche i dolori muscolari e articolari, presenti nel quadro sintomatico di molte altre varianti del Covid già conosciute in passato.

Ad ogni modo, sottolineano gli esperti, trattandosi al momento della variante dominante a livello globale le manifestazioni di questo tipo non dovrebbero essere sottovalutate. In presenza di sintomi sarebbe necessario sottoporsi al tampone e a un controllo medico, per evitare una maggiore diffusione del virus.

La situazione dei contagi in Italia

Segnalano comunque gli esperti che, rispetto al passato, il virus è leggermente mutato nel corso della pandemia, e questo ha comportato che alcuni sintomi siano diventati più comuni mentre altri siano quasi del tutto spariti. Ad esempio, è molto diminuita la perdita del gusto e dell’olfatto, che nel 2020 era uno dei principali segnali del contagio avvenuto. Meno comuni anche i disturbi gastrointestinali come nausea o diarrea rispetto al passato.

Al di là del quadro sintomatico, ciò che maggiormente sta tenendo in allerta la comunità scientifica internazionale è l’incremento dei dati relativi ai contagi, causato anche da Eris. Basti pensare che in Europa rispetto alla situazione di un mese fa il numero delle persone positive al Covid è salito del 39%. E in Italia la situazione non è certo meno preoccupante.

Stando all’ultima rilevazione pubblicata dall’Istituto superiore di Sanità diversi indicatori sono in salita. Si registrano in particolare un aumento dei casi positivi (+28,1%), dei decessi (+47,7%) e anche del tasso di positività dei tamponi (+1,3%). Segnali che fanno salire l’allerta della comunità scientifica, anche se al momento non arrivano, fortunatamente, segnali di particolare sofferenza da parte delle strutture sanitarie.

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ultimo aggiornamento: 06-09-2023