Questa mattina in Svizzera è stato sequestrato un quadro di Leonardo da Vinci in un’operazione congiunta tra la Polizia Cantonale, la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri a seguito di un’indagine condotta dalla Procura di Pesaro. Il quadro in questione è il “Ritratto di Isabella d’Este“, l’unico realizzato olio su tela da Leonardo, attorno al quale ruota una storia veramente affascinante.
Leonardo nel 1499 fuggì da Milano allo scoppio della seconda guerra rinascimentale, per dirigersi a Roma. Nel suo viaggio si fermò a Mantova, dove venne ospitato dalla Famiglia Gonzaga. Secondo la ricostruzione storica, Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga, l’anno precedente a Milano aveva avuto modo di ammirare il famoso ritratto di Cecilia Gallerani – La Dama con l’ermellino – che apprezzò al punto da commissionare a sua volta un suo ritratto a Leonardo. In occasione di quella visita Leonardo realizzò solo degli schizzi su carta e poi ripartì per il suo viaggio. Negli anni successivi Isabella d’Este scrisse più volte a Leonardo, pregandolo di completare il suo ritratto “con i colori”, ma non c’era mai stata prova che questo fosse poi effettivamente avvenuto.
Uno degli schizzi eseguiti a carboncino, sanguigna e pastello è custodito dai primi del novecento al Louvre di Parigi e, per secoli, si è pensato che Leonardo non avesse più realizzato l’opera “a colori” che gli era stata commissionata da Isabella d’Este. Alcuni studiosi arrivarono anche ad ipotizzare che Isabella d’Este potesse essere la Gioconda (o la Monna Lisa), che invece venne identificata nel 2005 nella fiorentina Lisa Gherardini, moglie del nobile Francesco di Bartolomeo del Giocondo.
Il primo colpo di scena si è verificato nel 2010, dopo secoli di silenzio, quando lo studioso Ernesto Solari notò un quadro in una collezione privata. Convinto che proprio quel quadro fosse il misterioso ritratto di Isabella d’Este, riuscì ad entrare in possesso di una fotografia e della “prova del Carbonio 14” che serve a datare i materiali. Portò tutto all’attenzione del Professor Carlo Pedretti, il maggiore esperto al mondo di Leonardo da Vinci, che dopo circa tre anni di studi poté stabilire l’originalità dell’opera realizzata tra il 1513 e il 1516, al cui completamento parteciparono presumibilmente alcuni allievi di Leonardo (si ipotizza Salaì e Melzi) aggiungendo dei dettagli.
Il quadro sembrava destinato a finire in un museo – anche in considerazione del suo valore attestato intorno ai 120 milioni di euro – ma nell’agosto 2013 c’è stato un nuovo colpo di scena che ha modificato i piani. I proprietari del quadro – dei quali non sono stati resi i nomi – si stavano infatti attivando per vendere il quadro sfruttando proprio la certificazione di autenticità del Prof. Pedrini. Alla Procura di Pesaro arrivò infatti una segnalazione riguardante un avvocato del luogo, al quale era stato dato mandato di vendere il quadro.
Questa segnalazione fece partire subito un’indagine, che accertò che il quadro era stato esportato clandestinamente in Svizzera al fine di essere venduto, quindi senza rispettare i vincoli posti su questa straordinaria opera d’arte. Nell’agosto scorso venne anche individuato – in un caveau di una banca di Lugano – il luogo dove il quadro sarebbe stato custodito ma quando le autorità svizzere diedero esecuzione alla rogatoria dovettero constatare che non c’era. L’opera d’arte è stata ritrovata ora nel caveau di un’altra banca privata, sempre a Lugano, nel quale i proprietari l’avevano spostata nella speranza di farne perdere le tracce.
Il quadro rientrerà presto in Italia dove verrà anche sottoposto a nuovi accertamenti per avere ulteriori rassicurazioni sull’autenticità.
Foto: Tratta dal sito della Polizia Cantonale Svizzera.
Riproduzione riservata © 2024 - PB