Ci vorranno quattro anni per la messa in sicurezza della Domus Aurea a Roma e la sua riapertura al pubblico.
Il ministro Francheschini ha presentato ieri, insieme alla soprintendenza, un grande progetto, ma per completarlo servono circa 31 milioni di euro:
“Lo Stato è pronto a fare la sua parte, ma mi aspetto l’intervento di una grande impresa”
La Domus Aurea, che in latino significa “Casa d’oro”, era la villa costruita dall’imperatore romano Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C., ed è stata inserita nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’Unesco nel 1980.
Il sito, rimasto chiuso per molti anni a causa di possibili cedimenti strutturali, fu riaperto nel 1999 da Walter Veltroni, che allora era ministro dei Beni Culturali. La Domus Aurea però venne chiusa nel 2005 a causa di infiltrazioni d’acqua, e riaperta all’inizio del 2006, per poi essere chiusa nuovamente nel 2008. Nel giugno del 2009 vennero annunciati lavori per fermare il degrado, ma nel 2010 una parte del soffitto crollò – la volta di ingresso ad una galleria che portava alla Terme Traianee, costruite sopra la Domus dall’imperatore Traiano nel 104 -.
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Qualche settimana fa il Governo ha approvato il cosiddetto ‘art bonus’, ovvero gli sgravi fiscali per le donazioni a favore della cultura. Ed è proprio su questo che fa affidamento il ministro:
“Trovo assurdo che su un progetto come quello della Domus Aurea, che sarà osservato da tutto il mondo, non ci sia il coinvolgimento delle imprese. Lo troverei scandaloso […] lo Stato italiano ha messo in campo un ‘art bonus’ che prevede un credito d’imposta del 65 per cento. Mi aspetto adesso che tutte le grandi imprese italiane che da anni attendevano questo incentivo fiscale adesso passino dalle parole ai fatti. Anzi, mi aspetto che ci sia una corsa per legare il proprio nome a quello della Domus Aurea”
Dato che il sito archeologico rientra come già detto nel ‘Patrimonio dell’umanità’ c’è spazio per i capitali di tutti, anche, in caso, stranieri.
Via | Corriere
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