Sarà un estate da buttare, quella nella quale si sono imbattuti nel 2013 i professionisti del turismo egiziani. Scartate le località marittime del Mar Rosso, che resistono strenuamente data la posizione periferica rispetto alla capitale e alle città nelle quali fremono gli scontri di ordine politico, a soffrire sono proprio centri dalla grande bellezza come Alessandria o Il Cairo, la cui città vecchia è inserita nella lista dei patrimoni dell’UNESCO così come altri stupendi siti comprendenti Memphis e la sua necropoli, l’area delle piramidi di Guizeh a Dahchour, i monumenti di Nubia da Abou Simbel a Philae, Tebe antica e la sua necropoli, la zona di Santa Caterina, Wadi Al-Hitan (La vallata delle balene) e le rovine di Abu Mena, già dichiarate in pericolo dal 2001.
L’Egitto, una destinazione quasi mitica per gli amanti d’arte, architettura e archeologia, che ha incantato generazioni e generazioni ci viaggiatori con i suoi paesaggi leggendari, compresi i consueti scenari che fanno da sfondo alla sfinge e alle stesse piramidi della piana di Giza, soffre dell’evolversi della situazione politica. Le guide sono quasi completamente ferme e a caccia dei pochi turisti rimasti, e l’insieme dei commerci risente dello scarso afflusso di visitatori. Perché se le agenzie di viaggio e i principali tour-operator hanno sospeso gran parte delle loro offerte almeno fino a metà settembre (in certi casi addirittura fino a nuovo ordine) gli stessi ministeri degli esteri di molti paesi come la Germania, la Francia, la Svezia, la Svizzera e la Russia sconsigliano ai propri connazionali di recarsi in Egitto e a quelli già presenti sul posto di limitare i propri spostamenti.
Un disastro economico-culturale che incide pesantemente su uno dei settori portanti dell’economia locale, il cui peso sul PIL nazionale, secondo l’Associazione mondiale del turismo, arrivava tre anni fa all’11%, con grandi numeri come un totale di 14,7 milioni turisti nel 2010 (dei quali 2,8 milioni di russi, 1,5 di britannici e 1,3 di tedeschi secondo le cifre dell’OCDE), caduti a 9,5 milioni nel 2011, per poi risalire a 11,2 milioni l’hanno scorso, indebolendo ulteriormente un’importante risorsa già provata dall’instabilità politica che ha seguito la caduta d’Hosni Moubarak.

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ultimo aggiornamento: 20-08-2013