La Ferrari 212 Inter è la versione stradale, adatta ad un uso più ampio, della contemporanea 212 Export, da cui si differenzia per il passo lungo (ecco il perché della denominazione Inter, omaggio alla Scuderia che supporta i driver privati). L’obiettivo dei progettisti è quello di fornire più spazio agli occupanti.

Questa creatura di Maranello deriva dai modelli da corsa, anche se ha l’indole delle granturismo. Con la sua doppia anima rappresenta il ponte di collegamento fra le produzioni degli esordi e l’epoca fiorente delle 250. La 212 Inter è un’auto elegante, semplice e robusta, con ampie superfici vetrate, che illuminano a giorno l’abitacolo.

Il muso, lungo e imponente, si amalgama con classe alla compatta coda, dominata dalle rotondità che segnano i volumi di tutta la carrozzeria. L’auto è interpretata da alcuni dei più grandi esponenti del design italiano, capaci di soddisfare al meglio i “capricciosi” gusti dei clienti, che la vogliono ora spider ora coupè (…talvolta anche 2+2).

Assortito il ventaglio di proposte provenienti da Pinin Farina, Ghia, Touring e Vignale. Quest’ultimo recita la parte del leone, preparando una copiosa quantità di differenti allestimenti. La linea fast-back della sua berlinetta si distingue per l’ampio lunotto panoramico. Due versioni scoperte, firmate Pinin Farina, sono destinate a Georges Filippinetti e a Roberto Rossellini che, con essa, prende addirittura parte alla 1000 Km del Nürburgring del 1953. Le altre richieste arrivano da facoltosi personaggi che acquistano lo chassis a Maranello, facendoselo vestire secondo i propri gusti. Ciò è reso possibile dalla costruzione interamente artigianale dei modelli dell’epoca.

Un esemplare finisce nelle mani di Anna Magnani, durante le riprese del film “La carrozza d’oro”. E’ l’anteprima del felice connubio coi personaggi del cinema, più volte celebrato. Il cuore della 212 Inter è un dodici cilindri a V di 3 litri, la cui cubatura unitaria si evince dalla sigla. Firmato da Gioacchino Colombo, deriva direttamente da quello delle barchette delle origini. Un motore versatile, destinato al giusto riguardo nella storia del “cavallino rampante”. Nel corso dei mesi la potenza passerà a 170 Cv, dai 150 iniziali, grazie all’introduzione di tre carburatori Weber da 32 mm.

Invariato il telaio in tubi di acciaio, con elementi a croce (identici a quelli delle 166 e 195), che ospita la leggera carrozzeria in alluminio. I mille chili di peso vengono contrastati da normali tamburi, chiamati a un grande sforzo per rallentare la marcia di un’auto che raggiunge i 200 km/h. Il debutto in società avviene al Salone di Torino dell’ottobre del 1951, in una interpretazione firmata Vignale. Le realizzazioni di questo carrozziere si caratterizzano per essere ciascuna un pezzo unico, diverso da tutti gli altri. Benché prettamente stradale, la vettura prende parte a numerose competizioni, cogliendo discreti risultati.

Con la 212, Taruffi e Chinetti vincono la Carrera Panamericana, precedendo sul traguardo Ascari e Villoresi, alla guida dello stesso modello. L’indole corsaiola della “rossa” si coglie nelle sue mille sfumature di guida. Passerà alla storia per aver dato avvio alla stretta collaborazione tra la Casa di Maranello e Pinin Farina. Un sodalizio idilliaco, che ha partorito alcune delle più avvincenti opere di tutti i tempi.

Foto | Vehiclemy.com

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ultimo aggiornamento: 20-12-2013