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Ferrari 500 TR del 1956, auto da collezione Made in Italy

La Ferrari 500 TR del 1956 è una barchetta da gara che illumina di splendore ogni collezione d’auto. Il prezzo e la rarità ne fanno un gioiello per pochi eletti.

La Ferrari 500 TR è il nuovo modello da competizione targato Maranello per il 1956. Deriva strettamente dalla “500 Mondial”, che rimpiazza. Il lavoro di affinamento si concentra su interventi che mirano ad accrescere l’efficienza del sistema. Numerose modifiche di dettaglio contribuiscono ad elevarne il rendimento. Il motore di due litri è un quattro cilindri in linea disposto anteriormente, in senso longitudinale.

E’ un’unità di origine Lampredi, profondamente rivista da Alberto Massimino. Rispetto al propulsore della progenitrice cambiano il monoblocco e l’albero motore (entrambi rinforzati), gli ingranaggi della distribuzione e il volano (alleggerito). Resta invariata la cubatura. Per distinguere le due unità propulsive, sulla nuova nata i coperchi delle punterie vengono dipinti in rosso. Questa soluzione porta all’appellativo che contraddistingue la filante barchetta voluta da Ferrari.

La comune matrice dei due modelli si evince dalla presenza della sigla MD (Mondial) sui codici identificativi del telaio della sua erede. Nessuno può negare la loro parentela. Il monoblocco cilindri e il basamento sono in silumin con canne riportate. Due carburatori doppio corpo della Weber alimentano il piccolo propulsore, che eroga la ragguardevole potenza di 180 cv a 7000 giri al minuto. Un valore significativo per un’auto di appena 680 kg di peso. Il telaio, sensibilmente rivisto, è un traliccio in tubi di acciaio di diametro ridotto che supporta la filante carrozzeria in alluminio.

Una novità di grande rilievo, per una “rossa” a quattro cilindri, è il cambio disposto all’avantreno in blocco col motore (verificare questa frase, anche se va bene). Sulla “500 TR” fanno la loro comparsa le molle elicoidali sulle sospensioni anteriori, mentre al retrotreno permane il classico assale rigido. Prodotta in diciassette esemplari (quindici TR e due TRC), è un’auto voluttuosa, che sfoggia una riuscita tridimensionalità. La sua costruzione viene affidata a Scaglietti, che plasma magicamente la materia, per dare vita alle splendide forme tracciate dal genio di Pinin Farina.

E’ un bolide da corsa, ma non teme le passerelle dei concorsi di eleganza. Il parabrezza, poco inclinato, è aerodinamicamente nocivo, ma la scienza dei flussi non ha ancora attecchito. Nasce in un epoca diversa, nella quale l’intuito prevale sulle sperimentazioni in galleria del vento. Il frontale è snello e spiovente, curvato con grazia verso l’asfalto. Una vistosa feritoia dietro il passaruota anteriore agevola l’evacuazione dell’aria calda proveniente dal vano motore. L’avvolgente coda sfodera un fascino magnetico. Perfette le proporzioni tra i volumi, il cui superbo equilibrio si esalta nella vista laterale, che sfoggia una profilo fluido e gentile. Alle spalle del pilota spicca una riuscita protuberanza, che si collega armonicamente al blocco posteriore. Il conducente può carenare il lato passeggero, per migliorare la scorrevolezza in pista.

L’esordio in gara avviene al Gran Premio di Dakar del 1956. Il pilota Jacques Swaters prevale nella categoria 2 litri. A fine marzo Porfirio Rubirosa vince la sua classe alla 12 Ore di Sebring. Notevoli gli exploit conseguiti dai clienti privati, che conquistano spesso il podio nel proprio raggruppamento. Il principe Gaetano Starabba di Giardinelli, spinto dal calore del suo pubblico, ottiene il terzo posto al Giro di Sicilia. La sua è la prima Testa Rossa venduta in Italia!

Al Gran Premio Supercortemaggiore di Monza l’auto, condotta da Peter Collins e Mike Hawthorn, raccoglie addirittura la vittoria assoluta. Significativo anche il quinto posto alla 12 Ore di Reims di Picard e Manzon. Con Phil Hill arriva il successo alla 5 Ore di Messina, che si disputa in notturna. La sua evoluzione, denominata 500 TRC (in ossequio all’allegato C del Codice Sportivo Internazionale), non sarà impiegata in forma ufficiale. Il cuore è identico a quello della versione precedente, ma il telaio si appropria di un interasse più lungo. La scelta consente una diversa disposizione di sospensioni e motore, con evidenti vantaggi in termini di guidabilità.

Anche dall’esterno la “rossa” appare più svelta, col cofano basso e i passaruota sinuosi. E’ il felice risultato delle innovazioni strutturali, che consentono di abbassare il posizionamento del propulsore. I conduttori si presentano alle verifiche con una goffa capotina in tela, prontamente asportata prima delle gare. Le TRC corrono coi colori delle scuderie private e vincono a iosa. La piccola due litri del “cavallino rampante” interpreta bene la sua missione e si afferma ripetutamente.



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