Dando un’occhiata al sito ufficiale e alla pagina Facebook di Arredamenti Parravicini si capisce subito che questo brand design store posizionato nel cuore del Monferrato è un luogo di ispirazione per chi si accinge ad arredare ex-novo una casa o per chi intende lanciarsi in una ristrutturazione sia estetica che funzionale: si trovano gli ultimi modelli del design internazionale di interni e chiaramente anche le novità di Lema, un fondamento della filosofia del fatto su misura con precisione millimetrica.

Una delle caratteristiche di Parravicini sono le proposte di allestimento, che abbinano la perfezione e la rigorosità contemporanee all’atmosfera calda dei complementi in legno naturale o alle pareti lasciate grezze, il tutto con un accento di scritte o graffiti dal sapore post-moderno. Arredamenti Parravicini è uno dei rivenditori top di Lema, e per carpire al meglio i segreti del mestiere e le visioni lungimiranti degli esperti del settore, siamo andati a trovarli per un’intervista in esclusiva. Dalle parole di Stefano Cantamessa, CEO & Interior Designer dell’azienda, scoprirete che a volte, anche le cose migliori nascono per caso…

Come inizia la storia di Arredamenti Parravicini?

La storia di Arredamenti Parravicini ha inizio nel 1955 grazie a mio nonno Ambrogio che, trasportatore di mestiere, decide di aprire un negozio di vendita di mobili insieme a due dei suoi figli. L’idea è quella di mettersi in proprio e di vendere mobili per conto terzi. Loro sono brianzoli di Seveso e un giorno, sulla statale che dalla Brianza porta in Liguria, il camion di mio nonno sbanda dopo una curva e finisce fuori strada ribaltando tutto il carico. Dall’incidente escono tutti e tre illesi, ma il nonno vede questo fatto come un segno del destino e decide di comprare un negozio proprio nel comune di Casale Monferrato, dove è avvenuto l’incidente.

Si pensa sempre di più ad andare incontro alle esigenze del cliente. Secondo lei, quali sono i pregi e i difetti della customizzazione?

Se applicata bene, la customizzazione può caratterizzare qualsiasi cosa, può personalizzare al massimo la scelta ed evita la massificazione; e, mi viene da dire, ti facilita anche la vita. Se invece non è utilizzata bene, la customizzazione può diventare una complicazione inutile, un esercizio di design fuori controllo, assolutamente priva di senso e dai costi anche elevati.

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Qual è il suo designer di interni preferito?

Ne ho più di uno! Tra i miei preferiti sicuramente ci sono: Jean Marie Massaud, Ron Arad, Enzo Mari, e Karim Rashid.

Il paradiso del design è…

Il design nordico è stato per anni la culla di un certo modo di intendere il design. Oggi come culle della progettazione direi la Germania, la Spagna… in particolare le città di Berlino e di Barcellona. Ma anche i paesi emergenti come l’India oggi possono esercitare una grande attrazione per alcuni designer e automaticamente diventare loro stessi un terreno fertile per i designer del futuro. Il design italiano sta attraversando un periodo difficile, le potenzialità rimangono tuttavia notevoli…

Cosa ne pensa del design italiano?

Non è un tema facile. A mio parere il design è una forma d’arte e, come tutte le forme d’arte, si genera e si alimenta nel contesto socio-culturale di cui fa parte. Noi stiamo attraversando un periodo molto particolare, che passerà alla storia come uno dei meno fertili in assoluto, e non credo che il problema sia solo la crisi economica. Credo che sia in atto una crisi dei valori che ha profondamente minato le basi della società in cui viviamo. In questo limbo, tutto il sistema è poco incline a far nascere e alimentare eventuali forme d’arte come il design appunto.

Immagini un mobile del futuro: quale forma, quale colore e quali caratteristiche tecnologiche?

Fino a quando sarà il pannello in truciolare a dettare legge non potremo aspettarci molto di più di quello che abbiamo ora. Materiali nuovi, fibre nuove, polimeri plasmabili e molto duttili, metalli… Utilizzando in modo creativo questi abbinamenti di materiali compositi, si può pensare di cambiare il concetto di “focolare domestico” a cui siamo abituati. Immagino che l’utilizzo della domotica possa veramente migliorare la vita, e non solo per accendere e spegnere le luci o alzare e abbassare la temperatura di casa. Insomma, nel futuro vedo sempre più tecnologia, con tutto “a scomparsa”, ma nel contempo a portata di mano, anzi… di un clic!

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Iniziativa realizzata in collaborazione con Lema

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ultimo aggiornamento: 07-08-2014