Uscirà il 26 novembre “I tre giorni di Pompei” (Rizzoli RaiEri, 20€), l’ultimo libro di Alberto Angela, dedicato alla più grande tragedia dell’antichità: l’eruzione del 79 d.C. del Vesuvio che distrusse e seppellì Pompei insieme a Ercolano (Herculaneum), Oplontis, Nuceria Alfaterna e Stabiae.
Il volume è legato ad un’iniziativa davvero lodevole: l’autore e l’editore infatti devolveranno una parte dei proventi ricavati dalla vendita del libro per restaurare l’affresco “Adone ferito” nella casa omonima di Pompei. In cui molto probabilmente quel lontano 24 ottobre* del 79 d.C., un venerdì, la vita scorreva come sempre, senza immaginare che quelle sarebbero state le ultime ore di vita della città e dei suoi circa 12mila abitanti.
Alle 13 infatti dal vicino Vesuvius si sprigionò una quantità di energia pari a cinquantamila bombe atomiche e, in meno di venti ore, sotto un diluvio ustionante di ceneri e gas, Pompei venne soffocata da sei metri di pomici, mentre la vicina Ercolano venne sepolta sotto venti metri di fango. Migliaia di uomini e donne cercarono di scappare, ma trovarono comunque la morte. Così sono stati trovati a distanza di centinaia di anni alcuni dei loro corpi, contorti nella disperazione della fuga.
Nel libro Alberto Angela, dopo molti anni passati a studiare la zona con il supporto di archeologi e vulcanologi, ricostruisce quei giorni fatali (23-25 ottobre d.C.) come in presa diretta, attraverso le vicende di alcuni personaggi storicamente esistiti – la ricca matrona Rectina, un cinico banchiere, un politico ambizioso –. Scoprendo molte verità sorprendenti, come l’esistenza di sette sopravvissuti, e un omicidio.
* In origine la data dell’eruzione del Vesuvio venne desunta da una lettera di Plinio il Giovane a Tacito in cui si legge “nove giorni prima delle Calende di settembre”, ovvero il 24 agosto, ma in base ad alcuni dati archeologici emersi in seguito la data dell’eruzione è stata spostata in autunno (il 24 ottobre appunto).
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