Si ispira al Sambuco (anche detto Dhow) il Padiglione che il Kuwait presenta ad Expo Milano 2015. La struttura copia infatti la linea alle tradizionali imbarcazioni arabe a vele latine, portando all’Esposizione Universale il legame del territorio con il mare.
È con il veliero che lo studio Italo Rota, che ha curato il progetto del padiglione, ha voluto rappresentare la storia del Kuwait. Un’estetica singolare per una maxi struttura (quasi 3000mq) idealmente suddivisa in tre parti.
Il percorso espositivo si sviluppa infatti in tre sezioni. Una prima che presenta ai visitatori il territorio kuwaitiano col suo clima e una seconda che mostra come la ricerca e l’innovazione abbiano trasformato l’habitat inospitale in un luogo fertile e ricco.
Infine gli ospiti, visitando la terza e ultima parte, potranno immergersi nella cultura e nelle tradizioni del paese, grazie alla sezione dedicata al ristoro, ai moderni sistemi kuwaitiani di agricoltura idroponica e ad una rappresentazione del Suq, il tradizionale mercato arabo.
Grande importanza sarà data al tema dell’acqua, in particolare di quella potabile, risorsa preziosissima per un Paese come il Kuwait caratterizzato da suoli aridi, clima torrido e scarsità di precipitazioni.
Per ovviare al problema di natura “geografica” il Kuwait ha costruito nel 1953 il primo impianto di dissalazione a tecnologia multi-stage flash (Msf), il quale rende l’acqua marina potabile attraverso un processo a stadi di purificazione e condensazione del vapore.
Ad oggi il Paese vanta ben sette impianti che producono quasi 2 miliardi di litri di acqua dolce al giorno, più un ottavo che si occupa invece del trattamento delle acque reflue, depurandone 600mila metri cubi al giorno.
The last but non the least, il Kuwait intende dare al mondo una visione più moderna del paese, mostrando in occasione di Expo anche la maggiore attenzione per le risorse energetiche alternative. In poche parole meno petrolio e più fotovoltaico ed eolico. Bella scommessa.
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