L’ultimo fine settimana ha visto l’Angola protagonista del primo “Weekend dei Paesi”, un’iniziativa di Expo Gate che permette ai partecipanti di Expo Milano 2015 di far conoscere la propria storia, i propri costumi e le proprie tradizioni prima dell’atteso appuntamento di maggio prossimo.
L’Angola, che ha portato nello spazio di Piazza Castello animazione, danze e musica locali, ha anche presentato il progetto del suo Padiglione, una struttura che avrà come concept principale l’albero di Baobab, simbolo per eccellenza della cultura africana e angolana.
Il pavillon si estenderà su una superficie di circa 2000 metri quadrati, sarà diviso in tre piani più terrazzo e sarà caratterizzato da un fitto programma educativo-culturale, studiato per avvicinare gli ospiti e le nuove generazioni al concetto di produzione alimentare rispettosa dell’ambiente e delle persone.
L’Angola risponde così al tema di Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, immaginando uno spazio espositivo che parte dagli elementi tradizionali della storia africana (riproposti in maniera stilizzata nella struttura del padiglione) per affrontare la delicata tematica di produzione e consumo consapevole di cibo.
L’importanza della sostenibilità ambientale, delle buone abitudini alimentari e anche l’essenzialità del ruolo femminile nella gestione angolana della coltivazione e preparazione dei cibi, saranno gli argomenti più affrontati all’interno dello spazio espositivo.
A completare il tutto il concetto di innovazione tecnologica, tanto cara anche agli altri Paesi partecipanti, vista come strada maestra per risolvere molti dei problemi mondiali relativi alla fame e alla conseguente gestione delle risorse alimentari.
Si registra che nel mondo la scarsa alimentazione sia la causa di circa il 45% dei decessi dei bambini sotto i 5 anni e che nei paesi in via di sviluppo un bambino ogni 6 è sottopeso e che a causa di questo uno ogni 4 soffre di deficit di sviluppo (dati FAO 2014).
Capiamo quindi bene quanto l’aspetto della tecnologia, insieme alla corretta cultura del cibo (che deve necessariamente coinvolgere tutti i paesi del mondo), possano diventare la chiave per risolvere l’atavico problema di quei milioni di persone, soprattutto in Africa e in Asia, che non hanno abbastanza da mangiare.
Il numero negli ultimi venti anni si è ridotto molto, ma ovviamente si è ancora lontani dai risultati paventati dall’ONU e dalla Sfida Fame Zero lanciata nel 2012 da Ban Ki-Moon. C’è ancora molto da lavorare, ma Expo, che porterà anche cultura e consapevolezza su questi temi, potrebbe diventare un’ottima opportunità per accelerare il processo.
[blogo-gallery id=”156892″ photo=”1-16″ layout=”slider”]
Riproduzione riservata © 2024 - PB