Ad Expo Milano 2015 sarà presente anche la Santa Sede con un suo Padiglione. In risposta al tema dell’Esposizione Universale meneghina “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, il Vaticano si propone di sviluppare quello del convivio, inteso come incontro e comunione fra le persone.
Il cibo viene così visto non esclusivamente come modo per nutrirsi, ma anche come simbolo del tempo e della storia dell’uomo, con tutte le sue tradizioni legate ai riti del pasto, diverse per ogni nazionalità e identità.
La tematica scelta per il Padiglione si rifà al versetto del Vangelo di Matteo e Luca “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, diventando Non solo Pane. Alla tavola di Dio con gli uomini. In questo modo il cibo si avvale anche di un attributo spirituale, di saggezza dell’alimentazione e di educazione al mangiare.
In poche parole il tema alimentare viene sviluppato come attenzione a ciò che si ha nel piatto, come momento comunitario e anche come contrasto agli sprechi, questi ultimi visti come fonte di iniquità e come generatori di povertà a livello mondiale.
Il Padiglione della Santa Sede, che coprirà un’area di 747 metri quadrati, porterà quindi ad Expo 2015 una riflessione sulle problematiche legate al mondo del cibo e del mancato accesso alle risorse da parte di tutti. Tematiche che per vie traverse già sono care alla morale cristiana.
La struttura del Pavilion ricalcherà un po’ le fattezze di una grande chiesa, con un taglio sulla parte frontale che ricorda il tau e quindi la croce di Cristo. I colori delle pareti esterne saranno invece il bianco e il giallo, nuance della bandiera del Vaticano e riporteranno la scritta “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” declinata in più lingue.
Nonostante le tematiche interessanti e pregnanti, è inutile dire che la partecipazione della Santa Sede ad Expo non è proprio piaciuta a tutti. In primis a chi, nonostante abbia presente che il Vaticano è uno Stato a tutti gli effetti, sperava in un evento dal carattere del tutto laico.
A torto o a ragione, speriamo che questa presenza non crei disordini ma anzi si proponga come spazio di mediazione e di dialogo per la risoluzione di problematiche di natura squisitamente materiale.
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