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Maria Callas. The Exhibition è la prima grande mostra dedicata al genio artistico di Maria Callas, che unisce oggetti, costumi e gioielli di scena, abiti privati, video, documenti, lettere, fotografie, provenienti dagli archivi di teatri italiani, francesi, inglesi, americani e da collezioni private internazionali, con prestiti concessi anche per la prima volta. La mostra, visibile fino al 18 settembre 2016 al Museo Amo di Verona, si svolge con il patrocinio del Comune di Verona e della Fondazione Arena di Verona, è prodotta e organizzata da Arthemisia Group.

La mostra mette in scena la straordinaria carriera artistica e la vita di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropouloued in 14 sezioni ricche di emozioni: accompagnati dalla insuperata voce della Callas, da filmati d’epoca, interviste, foto e tantissimi oggetti appartenuti all’artista.
Da Verona la mostra partirà poi alla volta di un tour internazionale, da Atene a New York, da Parigi a Città del Messico.

Il percorso espositivo racconta la storia, la vita e celebra l’arte della Callas in una sequenza sia cronologica, sia tematica. Mostra nella mostra è poi la ricca sequenza degli abiti privati di Maria Callas – indossati da Manichini Bonaveri che restituiscono tutta l’iconicità e l’eleganza dell’artista – che popolano, come presenze silenziose, l’intero percorso espositivo, con uno speciale focus nella parte centrale della mostra interamente dedicata all’eleganza della Callas, che, nel corso degli anni, è diventata una vera icona di stile.

In mostra numerosi abiti, tra cui il frammento del celebre vestito con i papaveri rossi che indossò nel 1957 per il suo ritorno in Grecia, oltre ai capi salvati dal rogo che durò due giorni e che la Callas fece nel suo giardino di casa, a Milano: «Era in procinto di trasferirsi a Parigi e voleva donare costumi di scena e abiti ai musei. Dal rifiuto lei, eroina del melodramma qual’era, non fece altro che bruciarli».

A Verona anche le foto, i gioielli e addirittura le sue parrucche. La musica, ovviamente, e i successi a teatro in giro per il mondo, ma soprattutto un percorso «nella vita e nell’intimità di una donna incredibile», raccontata anche nella solitudine che la avvolse negli ultimi anni della sua vita, fino alla morte a soli 53 anni a Parigi, nel 1977.

Se le critiche alle performances vocali di Maria Callas sono tra il 1947 e il 1953 quasi sempre entusiastiche, i commenti sul suo aspetto estetico sono spesso sgradevoli. La Callas, con i suoi quasi 100 chili per 1 metro e 73 di altezza non è esattamente un cigno. Tra l’estate del 1952 e la primavera del 1954 decide quindi di perdere 35 chili, trasformandosi dalla grassa cantante in un’icona di stile ed eleganza dalle sembianze divine.
Questa trasformazione estetica coincide con la sua trasformazione artistica: ora a fare da supporto alla sua incredibile voce c’è anche il grande lavoro interpretativo che veicola attraverso il proprio corpo. Una crescita alla quale contribuiscono nel tempo anche grandi registi come Luchino Visconti e Franco Zeffirelli, con i quali sviluppa oltre ad una solida collaborazione anche una profonda amicizia.

Sarà però il legame tra Maria Callas e la sarta milanese Biki a consacrarla regina di eleganza, fino ad essere riconosciuta nel 1957 come la donna più elegante del Mondo. Dall’apparizione nel 1954 della “nuova” Callas, magra, elegante e raffinata, e con l’aiuto della sarta Biki e di suo genero Alain Reynaud, ed in seguito di grandi couturier come Dior e Saint-Laurent, la Callas diventa un fenomeno di costume da imitare e idolatrare. Tra fotografie e giornali da lei personalmente custoditi spicca la cura con cui ha conservato il negativo di uno dei leggendari scatti, certamente quello più iconico, realizzati da Jerry Tiffany a New York per un servizio della casa discografica EMI nel 1958, che mette in evidenza ogni dettaglio del volto. Nelle sue pupille si legge con maggiore chiarezza rispetto alle stampe il riflesso del fotografo che la sta immortalando ed è inoltre possibile capire che sino ad oggi l’immagine è stata stampata al contrario, con lo sguardo rivolto verso destra (il negativo ci ha invece svelato che gli occhi della Callas guardavano a sinistra). L’unico servizio fotografico completo custodito dalla Callas è però quello realizzato l’11 aprile 1959 nelle sua casa milanese da Milton Greene, come regalo per il decimo anniversario di nozze con Meneghini, nel quale la cantante diventa intensa, struggente, vera come forse, in quegli anni, non è mai stata. La donna prevale sulla cantante e sula diva, in una visione inedita che di lì a poco avrebbe ribaltato tutte le scelte artistiche e personali della sua vita.

Abiti, scarpe, turbanti, cappelli, borse, accessori vari. Il guardaroba di Maria Callas era sterminato e, a detta della fedele guardarobiera Elena Pozzan, era composto in massima parte dalle creazioni che Biki e Alain Reynaud avevano pensato per lei, comprensive dei dettagliatissimi biglietti per ogni possibile abbinamento. Anche dopo il trasferimento di Maria a Parigi, dopo il falò con cui bruciò per due giorni parte del suo guardaroba, e dopo la sua nuova passione per la moda francese, da Saint Laurent a Dior e Pierre Cardin, fino ad Hérmes e Alexander per le parrucche, i fedelissimi Biki e Alain continuano a vestirla sia nelle occasioni private, sia in quelle artistiche e professionali.

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ultimo aggiornamento: 24-03-2016