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Mio Mini Pony, i cavallini vintage della serie My Little Pony

Che ne dite se oggi andiamo a parlare dei Mio Mini Pony? Ma non quelli di adesso, quelli vintage degli anni Ottanta, andiamo a vedere come sono cambiati nel corso del tempo.

My Little Pony

Non parlerò dei Mio Mini Pony di adesso, no, oggi mi riferirò agli storici Mio Mini Pony vintage degli anni Ottanta. In passato noti come Mio Mini Pony, oggi sono maggiormente conosciuti con il nome inglese di My Little Pony: si tratta di pony coloratissimi giocattolo ideati dalla Hasbro. Vennero lanciati sul mercato nel 1982, negli anni Ottanta erano gettonatissimi tanto da superare persino la vendita delle Barbie. Complice anche l’omonimo cartone animato con sigla cantata da Cristina D’Avena. Mi ricordo ancora del mio primo Mini Pony: era Minty, verde, criniera candida, quadrifoglio sulla groppa. La vedevo in vendita tutti i giorni nella cartoleria che si trovava sulla strada per casa, passavo ore col naso schiacciato sulla vetrina ad ammirarla. E ricorda anche la tragedia quando scomparve dalla vetrina: chi aveva osato privarmi della mia Minty? Beh, era stata mia madre che me lo aveva regalato per Natale, ma fino a quando non spacchettai il pacchetto rimasi veramente abbacchiata.

I Mio Mini Pony vintage degli anni Ottanta

La prima generazione di Mio Mini Pony è quella che va dal 1982 al 1992: la loro particolarità è che non erano uguali in tutti i paesi. Infatti ogni paese produceva i propri su licenza, quindi questo vuol dire che i collezionisti ci vanno a nozze ancora adesso con quei pezzi unici. Inizialmente in Italia vennero distribuiti dalla DAG, salvo poi passare alla GIG del gruppo Giochi Preziosi. Con la GIG arrivò la fine dei Mio Mini Pony made in Italy, la GIG si limitò ad importare quelli degli altri paesi. Il primo set di Mio Mini Pony era formato da soli sei cavalli. Avevano il corpo arrotondato, viso antropomorfo, occhioni grandi, colori pastello, criniera e coda e un simbolo identificativo stampato sui fianchi, quello che adesso è noto come cutie mark e che determina l’abilità del pony. Ciascun pony veniva venduto corredato di pettine (quello di Minty credo di averlo perso tre secondi dopo averlo aperto). Successivamente arrivarono unicorni, pegasi, cavallucci marini e baby pony, con tanto di accessori per l’infanzia. Ancora dopo arrivarono quelli più interattivi con occhi e simboli in rilievo, vellutati, profumati, con criniera che cambiava coloro, meccanismi che permettevano di allungare la coda, parlanti, anche se a dire il vero in Italia non abbiamo mai avuto tutta questa varietà. Visto il successo, arrivarono poi altri gadget come scuderie, casette e via dicendo. Inutile dire che avrei sempre voluto avere la scuderia dei Mio Mini Pony, ma non mi è mai arrivata in regalo.

Dal 1997 al 2002 arriva la seconda generazione di My Little Pony, quella nota come Friendship Garden Ponies o Ponyland: è da qui in poi che anche in Italia si inglesizza il nome. Il design dei pony cambia radicalmente, le gambe divennero più lunghe, i corpi sono più snelli e le teste sono pieghevoli. Se negli Stati Uniti questa linea non ebbe molto successo, non così in Europa dove venne anche introdotto un merchandise fatto di riviste, profumi e un videogioco.

Si passa alla terza generazione di Mio Mini Pony, quelli dal 2003 al 2010. Fanno parte dell’ambientazione di Ponyville e tornano ad assomigliare ai pony di prima generazione, anche se il corpo è perlato e hanno una calamita su uno zoccolo per usare i playset. Tuttavia questa calamita venne ben presto eliminata a causa dei danni provocati agli apparecchi elettronici. Ogni anno veniva proposto un tema speciale, con la produzione di nuovi pony esclusivi. Nel 2008, però, la Hasbro dopo aver celebrato i 25 anni dei My Little Pony decide di ridurne il numero e ne rimangono solo sette, i Core 7: Pinkie Pie, Scootaloo, Toola-Roola, Rainbow Dash, Sweetie Belle, Cheerilee e Star Song. Esistono poi i pony della generazione 3.5, sono gli stessi di prima, ma in versione deformed e più chibi.

Dal 2010 ad oggi si parla della quarta generazione, quella introdotta con la serie animata My Little Pony – L’amicizia è magica: hanno uno stile molto più cartoonesco e stilizzato, il corpo è estremamente sottile e gli occhi sono grandi. Diciamo che visto che la Hasbro non aveva più i diritti di copyright, molti di questi pony si ispirano a quelli della prima generazione, salvo poi magari riprendere nomi, colori e simboli da quelli di terza: Twilight (Pan), Firefly (Berenice), Surprise (Melissa), Sparkler (Ippolito), Posey (Penelope) e Applejack (Melania). A partire da questi ecco che sono nati

  • Twilight Sparkle: unione dell’unicorno Twilight con il colore del manto di un pony di terza generazione, Twilight Twinkle
  • Rainbow Dash: simile alla Rainbow Dash della terza generazione, ma qui trasformata in un pegaso come Firefly
  • Pinkie Pie: dientica al pony di terza generazione Pinckie Pie, ma ispirata a Surprise
  • Rarity: prende il nome dal primo unicorno della terza generazione, ma il simbolo è di di Sparkler, unicorno della prima, con colori però diversi
  • Fluttershy: prende il nome da un pony della terza generazione e l’aspetto di un pony della prima, Posey, con l’aggiunta però delle ali

E ancora: Applejack è rimasto invariato, mentre le puledre Sweetie Belle e Scootaloo traggono ispirazione da due pony adulti della terza generazione col medesimo nome, ma visto che qui sono puledre non hanno il cutie mark e Scootaloo è un pegaso

Foto | eBay



Bruna Marini Bruna Marini
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