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Marc Chagall e Ottavio Missoni insieme al Museo Archeologico di Sesto Calende tra sogno e colore. Dal 21 ottobre al 31 dicembre 2016 la mostra porta in scena il singolare confronto tra questi due personaggi.

«Tutti i colori sono gli amici dei loro vicini e gli amanti dei loro opposti». Chagall parla così della propria pittura, ma l’eco delle sue parole incontra un’altra arte, quella di Ottavio Missoni. Quadri e arazzi, tela e tessuto, dipinti e maglia. Due maestri del colore, due uomini che vissero il “secolo breve” e le sue rivoluzioni nelle arti, due artisti che non si sono mai conosciuti ma i cui lavori si prestano ad essere messi in dialogo.

L’esposizione, a cura di Luca Missoni con la direzione artistica di Sara Pallavicini e Giovanni Lettini, è promossa dall’Assessorato a Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, grazie all’Assessore Cristina Cappellini, e vede il patrocinio della Città di Sesto Calende in collaborazione con la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni.

Tra gli intenti fondamentali della mostra si colloca la volontà di aprire il territorio a un evento culturale che sia il primo passo per far diventare Sesto Calende un punto di riferimento per la regione, proponendo una mostra che potrebbe inaugurarne una serie nei prossimi anni; si mira inoltre a creare un appuntamento culturale/didattico per le scuole del territorio, di ogni ordine e grado.

Entrambi esuli, i protagonisti dell’esposizione sono accomunati da una vita trascorsa lontano dal proprio paese di origine. Marc Chagall, nato da famiglia ebrea nel 1887 a Vitebsk, dopo aver acquisito la cittadinanza francese fu costretto a trasferirsi a causa delle persecuzioni naziste negli Stati Uniti. La memoria delle proprie origini e in particolare della propria infanzia nella Russia rurale saranno, però, sempre una presenza importante nelle sue opere. Ottavio Missoni, nasce nel 1921 a Ragusa di Dalmazia e trascorre l’adolescenza a Zara, allora parte del Regno d’Italia,  prigioniero di guerra in Egitto per quattro anni è poi esule a Trieste con la famiglia fuggita dalle persecuzioni etniche. Del suo lavoro dice: «Il colore è parte integrante del mio DNA. Dalla Dalmazia e da Ragusa ho portato con me i blu, che profumano d’oltremare, e i rossi aranciati dei tramonti sull’Adriatico; i gialli caldi screziati d’ocra e marrone parlano di rocce e sabbie, lambite, rimescolate ed erose dalle onde. Non possono mancare i neri, che amalgamano. E poi il viola, mio colore prediletto, in tutte le sue sfumature. Se si guarda bene c’è sempre, anche se non compare a prima vista».

Entrambi furono creatori di atmosfere cromatiche sognanti. Queste, nella produzione di Chagall richiamano il tono della favola e in quella di Missoni “…compongono – come commenta Enzo Biagi – qualcosa che eccita, come certe musiche, la possibilità di un viaggio in uno spazio sconosciuto».

Tra le opere esposte di Chagall, tavole dal ciclo della Bibbia e litografie dalla serie dell’Esodo, esemplari, per tecniche e tematiche, della poetica del pittore; di Missoni sono esposti arazzi patchwork, tessuti e disegni, in particolare studi cromatici e compositivi.

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ultimo aggiornamento: 27-10-2016