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Pittura

Mostre a Torino 2014: i Preraffaelliti a Palazzo Chiablese per svelare l’utopia della bellezza. Le informazioni e i biglietti

Preannunciata nella conferenza stampa del 21 Marzo la prossima mostra a Palazzo Chiablese di Torino. Da Aprile le opere dei Preraffaelliti della Tate Gallery di Londra.

La mostra a Palazzo Chiablese di Torino, che Mario Turetta, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, non ha voluto farsi scappare, si preannuncia già un successo Preraffaelliti. L’Utopia della Bellezza è stata annunciata nella conferenza stampa del 21 Marzo e sarà inaugurata il 19 Aprile nello storico palazzo, patrimonio dell’Unesco, dove vi rimarrà fino al 13 Luglio. Dalla Tate Gallery di Londra arriveranno 70 opere a Torino: Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti, Ford Madox Brown, William Hunt, John Williams Waterhouse saranno in mostra per ricordarci cosa sia la bellezza, o meglio l’utopia della bellezza, con opere che esercitano oggi più di ieri un fascino irresistibile. La mostra è promossa dal Comune con il sostegno della Direzione Regionale Beni Culturali Piemonte, del Polo Reale e del Sole 24 Ore Cultura. La contemporaneità del tema sulla bellezza è sottolineato dal concetto di “utopia”, che nell’arte contemporanea è stata superato, a volte contestandolo.

I preraffaelliti , invece, prendevano la bellezza molto sul serio e supportati dal critico Ruskin e da poeti come Baudalaire, Keats, Tennynson e Blake di cui Rossetti nel 1847 acquistò il quaderno di appunti, riuscirono a trarre liberamente ispirazione da altri del passato come Shakespeare e Dante per opporsi ai cambiamenti del loro tempo.

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio/che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto/luce, profumo, musica, unico bene mio/rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto? (Baudalaire, Inno alla Bellezza)

Nelle opere dei Preraffaelliti risalta subito l’attenzione per la figura femminile immersa in una natura rigogliosa, minuziosa e realistica; ma sia la natura che la donna erano il tramite per la comprensione di una dimensione immaginaria e utopica. Sempre più importante fu il ruolo delle modelle, vere e proprie muse ispiratrici, difficili da sostituire dopo averle rese immortali. Christina, Annie, Jane, Elizabeth pur con diverse caratteristiche fisiche cominciarono nella delirante ricerca dell’Utopia dei Preraffaelliti a somigliarsi tutte e nella loro tragedia umana a diventare un tutt’uno con la natura circostante. Lontani dallo sfarzoso Rinascimento rappresentato da Raffaello, lo stile celebrava la bellezza per la bellezza, libera da ogni fine.

Elizabeth Siddall Plaiting her Hair null by Dante Gabriel Rossetti 1828-1882

Nei disegni preparatori che sono conservati alla Tate Gallery di Londra, la musa più amata prima da Millais, che la ritrasse quasi fedelmente nell’ Ophelia (1852) e poi da Dante Gabriel Rossetti, fu Elizabeth Siddal, una giovane sarta londinese, poi moglie del pittore. La donna, affetta da depressione è la protagonista dei famosi Guggums (vezzeggiativo con cui l’artista la chiamava), in cui il volto si ripete ossessivamente abbozzati durante attimi di “noia vigile”, come l’avrebbe definita Baudalaire, in cui Rossetti riusciva a percepirne la malinconica bellezza, candida e fragile nello stesso tempo, ma il dono più alto che la vita potesse offrire all’umanità.

Ma come per i Preraffaelliti, anche per Rossetti il concetto di bellezza subirà molte evoluzioni riscontrabili in pittura. La donna languida dal collo di cigno, contornata da lunghi capelli rossi, unico essere di una dimensione tra il sonno e la veglia, divenne sempre più persa in pensieri inconfessabili. La donna-nuttambula, cede il posto alla donna dalla bellezza ambigua, demoniaca dalle labbra turgide; una vampira alla ricerca di piacere solipsistici. Rossetti trasforma la donna in idolo: diventa più minacciosa, carnale, barocca, con una presenza fisica meno eterea come l’Astarte Syricaca del 1877, a metà tra il volto dolce di Siddael e quello dell’amante Jane Millais, moglie del pittore John Everett Millais, di una durezza virile. Tutta questa perfezione nei volti diventa soffocante anche per Dante Gabriele Rossetti e la sua arte (L’Amata, del 1865, Monna Vanna, del 1866, Regina Cordium, del 1866), contrasta con il tono sempre più drammatico che assume la sua vita alla fine degli anni ‘60.

La bellezza svela il lato oscuro nella decadenza. L’utopia è nella purezza impossibile, sempre minacciata interiormente da un “verme invisibile”, che la deturpa rendendola impura.

Le informazioni (TBC):

Per info e prenotazioni: tel:011-0881178

Foto| Tate Gallery London



Bruna Marini Bruna Marini
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