Il racconto della bellissima modella e conduttrice Natasha Stefanenko tra infanzia, moda e carriera e il suo recente libro.

Diversi temi tra passato e presente affrontati alla trasmissione I Lunatici su Rai Radio2 da parte di Natasha Stefanenko, bellissima conduttrice e modella e ora anche scrittrice. La donna ha ripercorso alcune tappe della sua vita, privata e professionale, a partire dalle sue origini e dalla città segreta dove è nata.

Natasha Stefanenko: la città segreta e l’infanzia difficile

Natasha Stefanenko
Natasha Stefanenko

“Sono nata e cresciuta in una città segreta, S.45. Controllata giorno e notte da guardie armate. Con pochi varchi per accedere. Eravamo vicino alla Siberia, la città era nascosta in mezzo ai boschi fittissimi, vicino a un lago artificiale. In questa città si produceva uranio arricchito per le centrali nucleari”, ha raccontato la Stefanenko.

“In quella città ero considerata molto brutta. I ragazzini facevano le feste e non mi invitavano. Ero alta, magra, diversa dalle altre ragazze. Mi bullizzavano praticamente. Un po’ mi dispiaceva, non c’era nessuna attenzione nei miei confronti, forse alte e bionde con il mio aspetto ce n’erano tante. Da noi era più apprezzata la bellezza mediterranea”.

Eppure, quella che per molti era la normalità, poi è diventata una modella di successo prima di fare carriera anche come conduttrice e volto tv. “Stavo facendo la tesi, non mi interessava quel mondo (della moda ndr), anzi avevo tantissimi pregiudizi sulle modelle . Non era il mio scopo e non mi interessava. Poi mi sono capitate delle cose, ho fatto quel concorso di bellezza per alleggerire la testa”.

Sul trasferimento in Italia, la donna ha ammesso di aver avuto problemi a ricevere il permesso dalla famiglia: “Erano impauriti, ma non me l’hanno fatto pesare. Io ora ho un cuore russo e un cuore italiano. La mia famiglia è ancora in Russia”.

Il suo libro dal titolo ‘Ritorno nella città senza nome’

Ed è proprio sulla Russia e sulle sue origini che si basa il racconto del suo libro ‘Ritorno nella città senza nome. “Gli stranieri non potevano entrare, ma anche i non residenti dovevano avere dei permessi molto complicati da ottenere. Solo noi avevamo un pass che ci permetteva di entrare e uscire”.

Ma attenzione, il libro “Non è un’autobiografia, l’avrei trovata autocelebrativa, ma un romanzo”, ha precisato Natasha.

“Sono contenta perché in tanti mi dicono che è arrivato quello che volevo trasmettere. Volevo raccontare di una Russia all’inizio degli anni ‘90, in cui si perdevano equilibri e certezze ma si conquistavano anche tante libertà. Volevo raccontare come abbiamo vissuto quel cambiamento. Volevamo tanto la libertà ma eravamo completamente incapaci di capire cosa significasse davvero. C’era tanto smarrimento”.

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ultimo aggiornamento: 12-07-2023