Quando si parla dell’opera che ha sconvolto il Novecento, sintetizzandone lo strazio umano e spirituale causato dalla guerra, viene subito in mente Picasso con la sua Guernica, del ’37. Il dipinto dal nome della cittadina spagnola che subì bombardamenti aerei è la sintesi di studi sull’immagine condotti da Picasso, fin dagli albori della sua carriera. Seppur molto contestata in passato, Guernica è l’opera più eloquente, unica nell’esprimere la guerra e la pace, il bianco e nero della realtà, la democrazia aspirata dall’artista. In mostra a Palazzo Strozzi di Firenze, in occasione di Picasso e la Modernità Spagnola, è esposto un cospicuo corpus grafico dell’artista sugli studi preparatori della Guernica, dove vediamo le evoluzioni continue dei soggetti più cari all’artista, per un unico grande capolavoro. In un mese e mezzo, Picasso disegnò centinaia di bozzetti e rifinite incisioni grafiche (in mostra), in cui nonostante le dimensioni più ridotte dei fogli e i soggetti isolati, non sminuisce la forza della composizione finale.

Nel pannello su cui sto lavorando che chiamerò Guernica, e in tutti i miei recenti lavori di arte, ho chiaramente espresso il mia orrore per la casta militare che ha sprofondato la Spagna in un oceano di dolore e morte (Picasso)

L’urlo collettivo che l’artista ha voluto esprimere nei due colori essenziali del bianco e del nero, concentrandosi di più sul senso del dramma, si concretizza nei simboli di un’umanità selvaggia, nei volti irriconoscibili del dolore. Con esercizi di stilizzazione nelle grafiche della futura Guernica sono presenti bambini, donne, fiori, una lanterna, il toro, simboli di forza e di ingiustizia, di resistenza e di fragilità, riunite nelle regole della tradizione spagnola: la corrida o tauromachia, in cui i tori lottavano con gli animali. Questo genere di intrattenimento, si è impresso nella mente di Picasso, che l’ha elaborato nell’arte. I tori intenti ad atterrare i cavalli, più deboli sono l’immagine della Spagna sconfitta che si ripeterà in numerose opere di Picasso.

Nel dipinto il cavallo al centro è la forza propulsiva da cui si genera la disperazione, in contrasto con la fermezza del toro. Il primo soggetto pittorico dell’infanzia di Picasso è qui: nei bozzetti, lontano dalla versioni naturalistiche del 1909, nella stilizzazione trova la massima espressività. Come il toro degli studi, diverso da quello ancora più essenziale della litografia del 1946, di cui Picasso semplifica ancora di più nel dipinto le linee, lasciandogli invece negli occhi l’espressione di una macabra ironia.
Le donne-madri di Guernica, si liberano dall’essere donne-muse, delle numerose amanti di Picasso e nei bozzetti esprimono il lato più disperato, avvicinandosi a sembianze bestiali. Sfatte dal dolore, nella versione pittorica Picasso “riordina” i loro lineamenti, per non distogliere l’attenzione, per non terrorizzare la Nazione a cui l’artista doveva mostrare l’opera, o per diventare icone di una forza generatrice contaminata.

La propaganda della sofferenza si depura dei dettagli per non essere retorica e per diventare universale.

Picasso a Palazzo Strozzi, disegni preparatori Guernica

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Foto| Museo Reina Sofia

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ultimo aggiornamento: 30-09-2014