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Rosa Chemical, tra Sanremo e OnlyFans: “Sono perverso ma non mi drogo”

Protagonista al prossimo Festival di Sanremo 2023, Rosa Chemical si racconta in una particolare intervista a 360°.
Manuel Franco Rocati ma per tutti, ormai, Rosa Chemical. Protagonista nel prossimo Sanremo 2023, l’artista ha parlato in una lunga intervista molto intima e particolare al Corriere della Sera dove ha svelato alcuni dettagli sulla sua vita tra passato e presente.
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Rosa Chemical si racconta
Dal Corriere viene definito “trapper anomalo, immagine genderless” e con testi “a luci rosse”. Rosa Chemical sarà a Sanremo con il brano “Made in Italy” e si racconta in tutta la sua essenza.
“Sono Rosa Chemical, il nome di battesimo di mia mamma e una citazione dei My Chemical Romance, la mia band preferita da teen. Vorrei evitare di essere definito rapper o cantante: sono un artista, una persona che ha una visione diversa delle cose”, ha spiegato l’artista. “Prima di Rosa Chemical? Manuel Franco Rocati, 25 anni il 30 gennaio: una persona introversa nella vita privata, sul palcoscenico mi metto a nudo in tutti i sensi”.
Sul suo essere molto spinto in ogni cosa che fa, comprese le foto sui social e sul profilo OnlyFanst, il ragazzo spiega: “Mi piace mettermi in discussione, anche se questo crea disappunto negli altri. Non è esibizionismo: vivo il corpo e la sessualità senza problemi. Il mio OnlyFans è una forma d’arte, non è porno. A Sanremo non mi presenterò certo come mi ha fatto mamma”.
“La mia identità sessuale? Non etichettabile. Sono aperto a rapporti eterosessuali, omosessuali, transessuali. Se eccita e c’è consensualità per me va bene. Sono perverso della perversione”.
Ma attenzione, niente droghe: “Attorno ai 14-15 anni ho avuto un periodo in cui vivevo recluso in casa, mi odiavo, mi immergevo in droga e arte. Grazie a mia madre ho smesso: non bevo e non mi drogo, nemmeno marijuana. Al massimo sesso e sigarette elettroniche”.
“Io dopo Renato Zero e Achille Lauro? Loro hanno aperto delle porte, hanno contribuito a livello ideologico e di immagine a parlare di libertà, ma se devo farlo ancora io vuol dire che c’è bisogno di ripeterlo all’infinito […]”.
Spazio anche al brano di Sanremo ‘Made in Italy’: “Parla di sesso libero, poliamore, ‘da due passiamo a tre’. C’è dietro la voglia di approcciarsi al sesso con meno tabù, schemi ed etichette.
“Se sono stato bullizzato da ragazzo? Sono cresciuto fra le mucche e i campi di Alpignano, provincia di Torino, 15 mila cittadini “generalisti”. Ero la pecora nera: frangetta o capelli lunghi, lineamenti effemminati e vestiti da donna. C’erano sguardi, commentini e risate, ma non bullismo fisico. Non c’era la violenza che c’è oggi a Milano”.
E sulla madre: “Ho avuto la mamma più potente del mondo. In casa il giudizio non è mai esistito: razzismo e omo-transfobia le ho trovate in altri adulti che usavano le parole negro e frocio come insulto. Così ho scoperto quello che non volevo essere. […] Il proibizionismo non funziona, anche nel linguaggio”.
In riferimento a Marco Mengoni e al “fanculo Marco Mengo”, passaggio contenuto in ‘polka 2 :-/’: “A Marco voglio bene. Allora mi andava di provocare il pop di plastica e ho preso lui come capro espiatorio. Mi rimangio quello che ho detto anche perché mi è piaciuto l’album ‘Materia’ e poi l’ho in squadra al FantaSanremo”.
