
La Turchia è nei nostri pensieri ancor più in questi giorni, quando le strade dei principali centri urbani del paese si tingono di rosso e un popolo fiero rivendica le proprie ragioni opponendosi ad ogni forma di autoritarismo. Ed è con uno sguardo rinnovato e un profondo desiderio di comprensione che ci rivolgiamo oggi verso il padiglione Turchia della 55 Esposizione Internazionale d’Arte, alias La Biennale di Venezia, presso le Artiglierie dell’Arsenale, nella sede principale della Biennale.
Un’occasione per dare un significato ancora più profondo alla video-installazione multi-canale di Ali Kazma (istambulino classe 1971) intitolata “Resistenza”, una nuova serie di video che fa seguito a “Ostacoli”, un lavoro realizzato nel 2005 per riflettere sulla tematica del corpo come “entità produttrice, instancabile, meccanica, infallibile”.
Frutto di circa un anno di riprese realizzate su diversi scenari, dal set di un film girato a Parigi, ad una prigione nella regione turca di Sakarya, da una scuola e una sala operatoria ospedaliera ad Istanbul, a un’università a Berlino, fino ad un laboratorio per la ricerca medica a Losanna, ad un tattoo studio a Londra e ad un teatro a New York, l’opera è un’indagine metodica che si propone di analizzare il corpo umano come elemento disciplinato, ma che allo stesso tempo conserva un istinto di resistenza agli interventi al quale è sottoposto.
Nato quindi dalla precedente produzione Ostacoli, dove la ricerca era giocata tra l’equilibrio nei dualismi ordine-caos/vita-morte e negli sforzi dell’essere umano per tenere insieme un mondo incline alla disintegrazione e distruzione, Resistenza esplora il corpo come una forza creativa che si applica direttamente sul corpo stesso, produttore e prodotto, dove la forma si unisce alla sua materialità. Ali Kazma ha spiegato che il lavoro mirerà ad esplorare la lotta dell’essere umano per rompere le classi sociali, i codici culturali, le barriere fisiche e genetiche del corpo umano, così come i processi che trasformano il fisico nel tramite per nuovi simboli e significati. Un nuovo appuntamento italiano per l’artista turco, che non tradisce, a livello teorico, l’immensa idea di un “Palazzo Enciclopedico”.
Inserito nello spazio curato da Emre Baykal (che ha già avuto modo d collaborare con l’artista in occasione di mostre e progetti fin dalla 7ma Biennale d’Arte di Istanbul nel 2001) organizzato dall’IKSV – Istanbul Foundation for Culture and Arts con il sostegno del Ministero per gli Affari Esteri e del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, con il contributo del Fondo di Promozione del Primo Ministro di Turchia, quello di Kazma è un messaggio solido che prosegue in un catalogo disponibile in due edizioni separate (in turco e in inglese) progettato, come tutti i materiali destinati alla comunicazione, da Esen Karol e pubblicato dalla casa editrice Yap? Kredi.
Via | pavilionofturkey.iksv.org