
A woman holds a placard reading "Supporters of Women's rights" during a demonstration against the Spanish government's controversial bid to curb abortion rights in central Madrid to mark International Women's Day on March 8, 2014. The annual women's rights day drew particular attention this year with women's rights groups defending their labour rights as the Spain struggles with a 26-percent unemployment rate despite technically exiting recession last year. AFP PHOTO/ JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)
Ottanta cineaste spagnole hanno dato vita a Yo decido-el tren de la libertad, un documentario che racconta la marcia di donne e uomini per il riconoscimento del diritto all’aborto in Spagna. L’idea non è stata casuale: lo scorso dicembre il governo guidato dal primo ministro Rajoy aveva approvato un progetto di legge che, sostanzialmente, rendeva illegale l’aborto eccezion fatta per casi in cui era in pericolo la salute della donna o del nascituro. Una legge retrograda che rischia di riportare la Spagna indietro di 28 anni e contro la quale si è creata una mobilitazione di massa, prima con un’imponente manifestazione, poi con la realizzazione di questo documentario che ha mostrato al mondo la prima grande marcia per i diritti del XXI secolo.
Proiettato in anteprima a Parigi lo scorso 18 giugno durante la rassegna “Dífferent 7! L’autre cinéma espagnol”, il progetto ha ottenuto un grande successo ed è stato proiettato ieri in diverse città della Spagna.
Lo scopo della pellicola, però, non è solamente quello di fare da cassa di risonanza per questa imponente manifestazione ma anche quello di far sentire la voce di tutte quelle persone che vogliono opporsi ad una legge quasi reazionaria, ben lontana da quella Spagna garantista che aveva saputo porsi in prima linea per i diritti civili negli ultimi anni.
Se la legge dovesse essere definitivamente approvata dal parlamento è probabile che la pratica dell’aborto non cessi affatto di esistere ma che si crei una spaccatura netta tra chi può permettersi di andare all’estero e chi non può. E questo sarebbe un enorme passo indietro per i diritti delle donne.
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