
TO GO WITH AFP STORY BY Kaouther LARBI View dated on Ocotber 15, 2010 shows party of Byrsa, the walled citadel above the harbour in ancient Carthage. The Carthage Museum in Tunisia unveiled this week end the long-awaited, 2,600 year old Byrsa Boy after undergoing a lengthy process of skeletal reconstitution in France. The skeleton of a boy in his twenties, who lived in the sixth century B.C. in Byrsa in ancient Carthage, was delivered several months ago to the laboratories of Elisabeth Daynes, a French sculptor specialized in reconstructing human structures from remaining bones. Daynes uses several the latest reconstruction technologies, on top of which is dermoplasty, also known as skin grafting. The skeleton of Byrsa Boy, known in France and Tunisia as ?le jeune homme de Byrsa,? was excavated in 1994 from the Byrsa Hill in Carthage outside the capital Tunis by a joint French-Tunisian archeological team. AFP PHOTO / FETHI BELAID (Photo credit should read FETHI BELAID/AFP/Getty Images)
La città di Cartagine, colonia fenicia dell’Africa settentrionale, sorgeva nell’odierna Tunisia, non lontano da Tunisi: fu fondata nell’814 a.C., secondo la tradizione, da coloni fenici provenienti da Tiro, guidati dalla regina Didone. Quest’ultima, secondo il mito, ottenne dal re Iarba il permesso di realizzare l’insediamento, prendendo tanto terra “quanto ne poteva contenere una pelle di bue” (il soprannome di Cartagine era ‘Birsa’, che in greco significa ‘pelle di bue’ e in fenicio ‘rocca’): Didone tagliò la pelle di toro in strisce, e con questo piccolo stratagemma, ottenne una vasta area per la futura città. La stessa città che molti anni dopo si scontrerà più volte con i Romani per il controllo del Mediterraneo, e che dopo la terza guerra punica (149 a.C. – 146 a.C.) venne completamente rasa al suolo. In seguito, sempre in epoca romana, venne ricostruito un insediamento, in quanto la posizione di Cartagine è sempre stata strategica. Il sito archeologico, riportato alla luce agli inizi dell’Ottocento, nel 1979 è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.
Sulla penisola di Capo Bon invece sorgeva Kerkouane, riconosciuta dall’UNESCO nel 1985: le rovine risalgono al terzo e quarto secolo a.C., e durante la prima guerra punica venne abbandonata. Qui è possibile ammirare la necropoli, resti di case e le colonne di un antico santuario. Per vedere il terzo anfiteatro al mondo per capienza, dopo il Colosseo e quello di Capua, invece dobbiamo spostarci a El Jem: poteva contenere ben 35.000 spettatori seduti e fu riconosciuto Patrimonio dell’Umanità nel 1979.
Altra tappa imperdibile durante un giro archeologico in Tunisia è Sbeitla: la città in epoca romana si chiamava Sufetula ed è possibile visitare ancora oggi i resti di importanti monumenti pubblici, come l’Arco di Trionfo, il foro, i templi, le terme e – anche qui – l’anfiteatro.
Ma i siti archelogici in Tunisia sono davvero molti, considerato il suo importante passato: tra tutti, oltre a quelli già citati, vi segnaliamo Uchi Maius e Bulla Regia. La prima è ancora in parte non esplorata, ma sono stati rinvenuti già due archi, le terme, un tempio, il foro e un anfiteatro, mentre la seconda è conosciuta per i suoi pavimenti a mosaico, in parte rimasti sul luogo, e in parte trasferiti al museo del Bardo a Tunisi.
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