
Il campo di grano che l’artista americana Agnes Denes ha concepito nel cuore del quartiere più moderno di Milano come grande opera di Land Art per la città che ospita l’Expo sta crescendo giorno dopo giorno: il grano non è ancora giunto a maturazione, ma tutto, in natura, segue i suoi tempi. La cosa che forse colpisce di più, tanto in sé quanto per la coerenza con il tema dell’Expo, è la necessità di seguire e rispettare i tempi della natura, a maggior ragione nel centro nevralgico di una città che, oggi come non mai, è in piena corsa, tanto a livello architettonico quanto culturale. E qui lo slancio viene moltiplicato proprio dalla necessaria lentezza dell’iter delle cose.
Un progetto, promosso da Fondazione Trussardi, Fondazione Catella e Confagricoltura, che ha coinvolto direttamente i milanesi nella semina, e che oggi porta una fetta di campagna nel cuore della città, con tanto di trattore pronto alla bisogna. All’ombra dei grattacieli di Porta Nuova, le spighe oscillano nel vento, quasi sospinte dall’ampiezza di quello spazio che, imprevedibilmente, è stato riservato loro.
Una lezione che va al di là del mondo dell’arte contemporanea e che potrebbe essere la chiave di un futuro davvero rilevante per Milano.